Dopo soli dieci giorni dalla conferenza dell’ONU per trovare una soluzione all’attuale situazione libica, il generale Khalifa Haftar, che ha il controllo di gran parte del paese, tranne la zona di Tripoli e Misurata nel nord-ovest, minaccia di muovere un’offensiva contro il governo ufficialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite e presieduto dal debole Fayez al Serraj.

Nella serata del 4 aprile infatti Haftar ha comunicato via radio al suo esercito di voler iniziare un’operazione per la liberazione di Tripoli dall’oppressore. Serraj dal canto suo ha risposto di essere pronto a difendere la città con tutte le forze disponibili da “terroristi e gruppi criminali”. Il ministro dell’Interno del governo libico riconosciuto ha indetto uno stato di massima allerta. La notizia ha allarmato tutta la comunità internazionale, che, dopo la guerra civile culminata con l’uccisione del colonnello Gheddafi, ha sempre tentato di trovare una soluzione politica e indolore alla difficile situazione di estrema instabilità che la Libia sta vivendo. Il presidente americano Donald Trump ha inviato a Tripoli un ambasciatore straordinario e plenipotenziario per controllare da vicino le dinamiche interne dello paese. Dall’Italia, paese ospitante della conferenza di Palermo, dove si era provato a riavvicinare e riappacificare le due fazioni, il premier italiano Giuseppe Conte ha invocato una risoluzione attraverso un percorso politico sotto la guida delle Nazioni Unite, scongiurando ogni intervento militare.

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