di Alessandro Grasso, I F

Il cantiere del Duomo di Siena fu uno dei più importanti a cavallo fra XIII e XIV secolo in Italia. Dopo la vittoria sui guelfi fiorentini nella storica battaglia di Montaperti (1260) iniziò per la città un periodo di notevole sviluppo economico ed artistico. Per rappresentare al meglio la potenza della città, il Comune promosse la ricostruzione dell’antico duomo romanico che sorgeva sul colle più alto di Siena. Il rinnovamento in chiave gotica partì dalla costruzione di una poderosa cupola che da esagonale diventava dodecagonale, chiusa nel 1263. Dal 1265 è documentata la presenza nel cantiere di Nicola Pisano, uno dei più importanti scultori del Duecento italiano. Fra il 1265 e il 1268 realizzò per l’erigenda cattedrale il celeberrimo pulpito annoverato fra i capolavori della scultura gotica, molto probabilmente insieme al figlio Giovanni Pisano e ad Arnolfo di Cambio. Sotto la direzione di Nicola viene inoltre realizzato il nuovo piedicroce. Nel 1284 diventò capomastro del cantiere Giovanni Pisano, la cui opera si concentrò nella realizzazione del registro inferiore della facciata. Egli realizzò una facciata dominata dalla presenza di tre portali fortemente strombati decorati da colonne tortili marmoree. Giovanni introdusse inoltre una serie di elementi tipici del Gotico Rayonnant francese, fra cui ghimberghe, pinnacoli e archi acuti. I portali sono infatti sormontati da tre grandi ghimberghe decorate a fogliame. Il contributo più importante che il maestro introdusse nel cantiere fu la realizzazione di un ciclo di grandi statue di marmo raffiguranti i Profeti e le Sibille, rendendo la facciata del Duomo di Siena la prima facciata gotica in Italia abbinata ad un programma iconografico. Rispetto alle cattedrali francesi Giovanni operò delle modifiche sostanziali: egli non collocò le statue nelle strombature dei portali, ma decise di porle in alto, nella seconda fascia al livello delle ghimberghe. Inoltre egli fece una scelta rivoluzionaria: mentre nelle cattedrali nordiche le sculture sono fortemente dipendenti dall’architettura, rese alla stregua di colonne o rigidamente costrette all’interno delle loro nicchie, a Siena le statue sono scolpite a tutto tondo e poste davanti alle nicchie, libere dunque di muoversi nello spazio, affacciarsi, dialogare fra di loro. Con le sculture di Siena Giovanni svincolò la scultura dall’architettura. Altra novità in campo scultoreo fu la decorazione della lunetta del portale centrale, oggi perduta, ma conosciuta tramite una raffigurazione quattrocentesca. Giovanni pose al di sopra del portale un gruppo di sculture indipendenti fra loro e staccate dallo sfondo della lunetta, raffiguranti la Vergine con il Bambino affiancata dalla personificazione di Siena e dal Podestà, entrambi accompagnati da angeli. Il maestro ancora una volta prese una posizione decisa: non decorò la lunetta con un timpano scolpito come nei portali delle cattedrali francesi, ma scelse di essere coerente con quanto fatto con i Profeti realizzando sculture ancora una volta indipendenti dall’architettura. Tale soluzione ebbe molto successo nei cantieri gotici italiani, mentre l’abbondanza di sculture fu recepita nel successivo cantiere del Duomo di Firenze, diretto proprio da Arnolfo di Cambio e in quello del Duomo di Orvieto, la cui svolta gotica fu operata dal senese Lorenzo Maitani.

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