di Elisabetta Calia

Anche quest’anno, nonostante la situazione di emergenza, si sono svolte le elezioni dei rappresentanti degli studenti e delle studentesse, anche se, come ci potevamo aspettare, in modo leggermente diverso. Infatti, tutto ciò che solitamente si faceva in presenza, come la propaganda e le assemblee, si è dovuto trasformare in qualcosa di nuovo che potesse essere consono al 2020. Se prima tutte le classi si riunivano in Aula Magna per ascoltare le proposte dei candidati, quest’anno siamo tutti rimasti in classe davanti a un computer; se prima ci si scambiavano liberamente volantini e stickers, quest’anno bisognava evitare il più possibile contatti. Oltretutto due delle tante liste, poiché in quarantena, non sono riuscite a raccogliere le firme necessarie per convalidare la candidatura. Questo è uno dei tanti esempi di quanto il virus abbia influito nelle dinamiche scolastiche, come nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, ogni lista ha cercato di rispettare con le proprie proposte le direttive dell’emergenza in cui ci troviamo, cercando di creare occasioni che andassero oltre le feste di istituto, gli eventi per lo sport e i comitati, non più proponibili, puntando invece ad iniziative su piattaforme online o sui social media. Ad esempio, sono state create assemblee interattive, stazioni radio e spazi dove gli studenti potessero esprimere le proprie opinioni, e ancora la realizzazione di archivi digitali per la condivisione tra studenti di appunti e materiale di studio. Nondimeno uno dei punti di forza del Giulio Cesare è per l’appunto la grande volontà di partecipazione e il cercare di essere attivi all’interno della scuola per creare una coesione sociale, anche oggi che i modi per farlo sono stati limitati a causa del Covid-19. Infatti, ciò che è entrato più in contrasto con la normalità degli anni scorsi è la modalità stessa della campagna elettorale: tutto si è basato principalmente su post, video e storie di Instagram, questo proprio perché, non potendo comunicare in un’assemblea dal vivo, servirsi dei social diventa il modo più facile per raggiungere tutti, per richiamare l’attenzione delle persone. Non servono troppe parole, ma immagini veloci che attirino, sondaggi e feedback in tempo reale, la possibilità di chiarire dubbi con un messaggio. In realtà questa modalità non è nuova, molti politici, come Trump e Biden nelle elezioni americane, già da tempo usufruiscono dei social network per esprimere un’opinione e allestire veri e propri dibattiti, e così è accaduto anche nella nostra piccola realtà liceale. Ugualmente interessante e innovativa è stata la modalità di voto, la quale, per quanto da perfezionare, perché caotica e a carico esclusivamente dei rappresentanti di classe, è sicuramente stata efficace: il 29 ottobre, essendo già in vigore il Dpcm che prevedeva l’attività di didattica digitale al 75%, gli studenti non hanno votato sulla scheda cartacea, ma attraverso moduli Google, che hanno permesso un conteggio molto più rapido, e la diffusione dei risultati  in pochissimo tempo e con maggiore precisione. L’esperienza di quest’anno e alcune delle modalità convenute possono essere sicuramente un qualcosa in più da aggiungere alla tradizionale campagna elettorale scolastica negli anni a venire.

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