“Ogni generazione europea ha una propria storia”. Questo è stato l’incipit del discorso della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen al Parlamento europeo, il 27 maggio scorso. L’Europa tutta stava lentamente e con difficoltà uscendo dalla prima ondata della pandemia da Coronavirus, dopo un lockdown devastante dal punto di vista economico. In un momento così complicato, mentre già le ali sovraniste dell’opinione pubblica cominciavano a smaniare per la lontananza dell’UE, la Commissione ha compiuto una svolta storica: l’Europa si sposta con decisione verso una politica più attiva e incisiva nella vita dei cittadini europei.

In quel discorso la presidente von der Leyen spiegava in generale il progetto del Next Generation Eu (NGEU), programma di interventi eccezionali per la risposta dell’Europa alla pandemia, che vanno ad inserirsi nel Bilancio a lungo termine dell’EU per il periodo 2021-27. Il NGEU è stato discusso e approvato durante il Consiglio europeo del 17-21 luglio, rimanendo tuttavia molto simile all’originale proposta della Commissione. La somma messa a disposizione dal NGEU ammonta a 750 miliardi di euro, finanziati da obbligazioni emesse dalla Banca Centrale europea, il che rende l’operazione vantaggiosissima per paesi, come l’Italia, che avrebbero difficoltà a piazzare i bond se non con un tasso di interesse molto elevato.

Il Next Generation Eu si basa principalmente su sette strumenti fondamentali, di cui il Recovery and Resilience Facility (RRF) e il ReactEU sono i più importanti. Il RRF mette a disposizione degli stati membri 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 a fondo perduto e 320 in prestito. Per avere accesso a questi sussidi ovviamente gli stati membri devono presentare i piani di resilienza nazionali, in accordo con l’agenda politica comunitaria. L’Italia sarà il paese a ricevere più aiuti, con circa 65 miliardi a fondo perduto. Il ReactEu comprende 55 miliardi a fondo perduto per ospedali, comuni e aziende, distribuiti tramite le autorità competenti di ogni stato membro. L’Italia riceverà 11 miliardi, anche in questo caso più di ogni altro paese.

A questo conteggio vanno aggiunti gli 87,9 miliardi del programma SURE (Support to mitigate Unemployment Risk in an Emergency), che possono essere usati per prolungare le casse integrazioni, dare indennità a partite IVA, lavoratori del mondo dell’intrattenimento e dello sport, lavoratori agricoli e lavoratori domestici. L’Italia, dei 27,4 miliardi assegnati, ne ha già ricevuti 10 il 27 ottobre.

Tutti questi piani vanno visti in un’ottica più ampia. Ovvero la svolta di un’Unione che negli ultimi anni faticava a delineare il proprio ruolo nell’ambiente politico europeo. La Commissione, con questo cambiamento di direzione, fortemente appoggiato anche dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, getta le basi per una nuova idea di Europa, anche a livello istituzionale. Questo è lo spirito dell’Unione: guardare al futuro e alle prossime generazioni. Un futuro che non può non avere al centro un progetto di crescita comune dei paesi europei. Se le aspettative della Commissione si realizzano, l’UE può veramente scrivere un capitolo di storia che la vedrà protagonista nella vita delle prossime generazioni.

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