di Giorgia Trombetta
Tutti noi, nell’inevitabile solitudine che ci assale a causa delle restrizioni per il COVID-19, abbiamo cercato conforto nei più vari passatempi, che comunemente sono ciò che vediamo nei piccoli e grandi schermi: programmi televisivi, trasmissioni, e ovviamente le serie tv, popolari, ormai, sia tra adolescenti che adulti. Il loro ritmo incalzante e la struttura precisa, architettata in modo che sia impossibile non cliccare sul banner “Prossimo episodio”, le rendono irresistibili a tutti.
Ma, pur sembrando un normale passatempo, quasi una perdita su tempo, alcune di esse possono persino insegnarci qualcosa in ogni episodio, non nel senso “scolastico” del termine.
Anche Netflix, la famosa società di intrattenimento, ha spesso voluto dare tale valore alle serie di loro produzione: lo abbiamo visto in Sex Education, Atypical, Black Mirror, e altre ancora. Toccano argomenti delicati e non, danno risposte a molte domande scomode che non abbiamo il coraggio di fare, o ci illuminano su concetti su cui non ci eravamo mai interrogati.
In particolar modo, sempre più spesso vediamo sugli schermi l’inclusione, tanto attesa, di attori di colore, anche per interpretare ruoli di personaggi appartenenti ad un ambiente meno inclusivo.
Un esempio eccezionale è Bridgerton, appena uscita sulla piattaforma, è la serie tv del momento, nonché la quinta serie più vista rilasciata da Netflix. È uscita proprio a Natale, che quest’anno è stato meno vivace e allegro, per ridarci un po’ di leggerezza con le avventure della società della Reggenza inglese.
Notiamo subito, tra i personaggi principali, Simon Basset, Lady Danbury, Marina Thompson e la Regina Charlotte, interpretati da quattro attori neri, rispettivamente da Regé-Jean Page, Adjoa Andoh, Ruby Barker e Golda Rosheuvel.
Porre persone nere nelle vicende della Londra del 1813, per giunta nell’aristocrazia britannica, è una scelta azzardata, criticata e incompresa da alcuni spettatori, che hanno reagito negativamente.
In Bridgerton troviamo solo una società utopistica, che però resta molto attuale per noi contemporanei.
Le parole di Lady Danbury quando, nel quarto episodio, intende persuadere Simon a non lasciarsi sfuggire Daphne, sono molto significative: “Eravamo due società separate divise per colore, fino a quando il un re si è innamorato di una di noi. L’amore, vostra grazia, vince tutto.” La dama alludeva all’unione della regina Charlotte con il re George III, fondamentale per la trama e il significato della serie.
L’inclusione, che sia di attori neri o asiatici, transgender o “non binari” o con disabilità, è sempre apprezzata. Ancora oggi siamo in lotta per l’uguaglianza, per eliminare le diversità, soprattutto se prettamente fisiche, e puntiamo a, speriamo di renderle un pregio e non un difetto.
Fortunatamente abbiamo l’appoggio di piattaforme come Netflix, tra le tante altre, che ci fanno riflettere più di quanto pensiamo e ci danno grandi, importanti insegnamenti.
Analisi lucida e accurata che collega una serie netflix di successo con ragionamenti contemporanei di grande valore. Da leggere assolutamente!