di Camilla Miroballo, II F

Attraverso il titolo l’autore fornisce una prima introduzione alla coscienza di Dorian Gray. Il ritratto rappresenta infatti il fulcro dell’opera stessa, riflettendo  l’anima macchiata del protagonista. Non è, appunto, Dorian a portare il peso dei suoi peccati, ma il suo dipinto. Oscar Wilde narra  la vita peccaminosa e dedita  al piacere del suo protagonista, Mr. Gray, che, dopo aver pregato di restare eternamente nel fiore della giovinezza, suo malgrado, viene assecondato.

In seguito a ciò, le esperienze ed i peccati da lui commessi  non graveranno sulla sua persona fisica, ma sul suo ritratto. L’immagine dipinta del protagonista negli anni sarà tremendamente sfigurata tanto che lo stesso Dorian lo nasconderà agli occhi del mondo. Dopo una profonda crisi proverà a vivere separandosi dalla tela, perciò dalla sua coscienza, ma senza riuscirci. Il romanzo si conclude, pertanto, con il suicidio-omicidio del protagonista. Nel corso della vicenda, sono le ambientazioni a definire i vari stadi della trasformazione del giovane Gray; nelle prime pagine, i luoghi sono aperti, luminosi e tranquilli, specchio della sua anima. In seguito, si faranno più oscuri e cupi. Riveste un ruolo di particolare importanza la stanza protetta da più serrature in cui è nascosto il ritratto.

Dopo lunghe assenze il protagonista è solito rifugiarvisi per constatare il proprio cambiamento interiore, la crisi insita nel personaggio è dovuta in primis al fatto che non accetti il mutare proprio della vita.Oltre al cambiamento, il romanzo si strutturi attorno ai temi simbolici ricorrenti e concatenati del piacere, del peccato e della corruzione. Il primo, visto però come piacere dei sensi e velato da un cinismo scettico,  induce all’ intorbidimento dell’anima e dunque al peccato.

Diversi sono i valori che emergono dalla vicenda, alternandosi in una giostra alle sensazioni vivide e al senso di colpa. Il primo valore è la  bellezza, che si configura tuttavia come punto di forza e, allo stesso tempo, di maggior debolezza del protagonista; essa viene idolatrata per quasi tutto il romanzo, finché non se ne comprende il pericolo. Il bagliore della bellezza  porta il lettore  all’illusione che in qualche modo quel valore potesse restare immutato, a corrompersi irreversibilmente è infatti l’anima di Dorian mentre  la freschezza dell’aspetto giovanile rimane incorrotta Si tratta di una condanna  dell’incapacità di accettare la caducità delle cose,   i cambiamenti delle situazioni, anche quelle che ci appaiono in sé perfette.

Nonostante l’ambientazione risalga alla Londra del XIX secolo e gli scenari più ricorrenti siano salotti letterari frequentati da nobildonne e gentiluomini, sembra che le problematiche indagate non siano poi così distanti dai nostri giorni.

Quante volte, non accettando il cambiamento diventiamo carnefici di noi stessi, costruendo ognuno con le proprie mani la nostra condanna? Fermare il tempo risulta impossibile e vivere nel passato non consentirà di guardare al futuro, ma ci renderà schiavi del tempo e delle circostanze. È necessario quindi confrontarsi con ciò che il presente offre ogni istante, vivendo con la consapevolezza che per non diventare vittime del tempo bisogna sfruttarne la mutevole natura, non contrastarla. Credo sia questo, in definitiva, uno dei messaggi celati tra i tanti aforismi di cui il romanzo è ricco.

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