di Giorgia Trombetta
Strappare lungo i bordi, la nuova serie animata di Michele Rech, alias Zerocalcare, uscita il 17 novembre, è stata vista da moltissimi italiani, soprattutto capitolini. Non ce ne stupiamo: la brevità degli episodi e il linguaggio semplice, prevalentemente in dialetto romanesco, l’hanno resa molto scorrevole.
Ma l’elemento più coinvolgente è sempre l’immedesimarsi dello spettatore in ciò che vede, il che riesce facilmente con una serie come questa, dove un protagonista schietto e simpatico spiega con espressioni dialettali altamente efficaci le sue – interminabili – paranoie e ansie. Per riflettere sul significato della serie, e su quanto sia, effettivamente, relatable, ho chiesto ad una trentina di ragazzi di compilare un questionario online.
Inutile dire che il personaggio preferito di molti (12 ragazzi su 29) è Zerocalcare, il protagonista, con tutte le sue paranoie e interminabili riflessioni sul significato della propria vita, sulle relazioni con gli altri e le aspettative altrui che sente gravare su di sé. Ci si rivedono perché “sono sempre scappata dai miei problemi dando la colpa a cause esterne ed entrando in un circolo vizioso di autocommiserazione”, per l“essere paranoico e disordinato”, e per l“avere tanti sogni ma nessuno veramente concreto”. Segue l’Armadillo, il “realista cinico”, la coscienza del protagonista-narratore, di cui interrompe i monologhi per farlo razionalizzare, calmare, o arrabbiare, visto il sarcasmo con cui lo apostrofa, alleggerendo così ogni scena. Stesso ruolo, ma totalmente privo di fine intellettuale, lo ha Secco, terzo in ordine di
apprezzamento, insieme a Sarah. Secco è indispensabile per Zero, perché è il suo opposto: “apatico”, non si fa problemi, né sembra avere particolari interessi, fuorché il poker online e il gelato, che chiede insistentemente in ogni episodio. Alcuni si sono ritrovati in lui per quest’ultima passione, altri hanno invidiato il suo “totale menefreghismo”, maledicendo le paranoie che hanno in comune con Zero. Sarah invece è l’amica razionale, “aperta, sincera e molto intelligente”, che sa “arrangiarsi”, “relativizzare le cose” e sogna di diventare maestra. Sopporta con pazienza i suoi due amici, cui fa conoscere Alice, personaggio secondario ma assolutamente centrale nella serie, che infatti, segue il filo dei pensieri di Zero durante un viaggio verso Biella, città natale di Alice. Studentessa universitaria fuori sede, non è mai più di un’amica del protagonista, un po’ per caso, un po’ per l’abilità di Zerocalcare di essere “cintura nera di come se schiva la vita”, come afferma Armadillo. Ci si è rivisto chi “è tendente alla tristezza; a volte giustifica i comportamenti scorretti di altre persone, e ama la propria famiglia immensamente”.
Con i cinque personaggi, cosa ha voluto comunicare Zerocalcare, alla fin fine? “Penso che non voglia trasmettere un messaggio ma descrivere una generazione: i personaggi hanno in comune il non riuscire a trovare il loro posto nel mondo, l’impossibilità di conoscersi a pieno e sapersi sentire a proprio agio con l’ambiente attorno.” Secondo molti la serie vuole esprimere un “allegria, freschezza, sincerità, crudezza e
trasgressione” e “disagio generazionale”. Zerocalcare sembra essere riuscito a “trarre da momenti di vita quotidiana messaggi e principi validi per tutti”, a far riflettere su “l’importanza della vita e di non perdere nessuna occasione”, perché “la vita è una e va vissuta senza rimpianti,” anche se “non sempre tutto va come programmato né si può “strappare lungo i bordi” la figura di una vita perfetta”.