di Gian Claudio Bertolotti, II F

Il romanzo di Leonardo Sciascia si prefigura come un racconto di denuncia nei confronti dell’assetto politico e sociale della Sicilia degli anni ‘50. Infatti, proprio in quel periodo, nell’isola si diffondevano fin troppo velocemente violenza, omertà e timore di espressione, a causa della complicità che si era andata a sviluppare tra potere e mafia. Quest’ultima, soggetto del romanzo di Sciascia, era divampata come una vera e propria pestilenza ed era andata a condizionare i rapporti che intercorrevano tra le diverse autorità politiche, dando inizio a delle lunghe e profonde lotte interne. È proprio questa complicità da parte dello Stato nei confronti di un’associazione criminale come quella della mafia che dà luogo a uno dei temi più importanti de Il giorno della civetta: l’ingiustizia.

A parer mio, Il giorno della civetta delinea perfettamente l’assetto sociale e politico del periodo in cui prende vita, ma ancora di più riesce a raggiungere lo scopo che lo scrittore stesso si era prefissato: la denuncia. Quello di Sciascia è un romanzo che, al contrario di quello che spesso succede, non è stato “ispirato da”, ma “ha ispirato” una generazione di uomini che hanno impegnato la loro vita nella lotta alla mafia: la voglia di far valere le proprie idee e di lottare per raggiungere la verità, una maggiore uguaglianza e giustizia di tutti i cittadini è espressa chiaramente in ogni pagina di queste brevi opere. Inoltre, il romanzo di Sciascia mi ha chiarito le idee riguardo uno dei fenomeni più gravi e più diffusi che ancora oggi, in Italia, esistono. Il modo in cui l’autore ha affrontato il tema, in più, ha reso la lettura molto scorrevole e soprattutto interessante; scoprire quale fosse l’assassino, muoversi attraverso gli interrogatori dei personaggi ed esaminare tutti gli indizi che nel corso della storia venivano trovati, è stato un rompicapo anche per me. Ed è stato proprio questo “immergermi” nella storia a tenermi con lo sguardo fisso sulla lettura. Forse, però, inizialmente orientarsi tra i numerosi personaggi è una vera e propria sfida: ad oggi pagina del libro, un nuovo sospettato si faceva strada nei pensieri del capitano Bellodi e così i miei dubbi riguardo l’identità del pluriomicida si facevano più numerosi. Proprio questo mettere in discussione le tesi che ritenevo corrette ha reso Il giorno della civetta ancora più enigmatico e stimolante.

L’autore, dunque, con la sua unicità e accortezza, ha contribuito ad elaborare un chiaro quadro storico dei tempi da esso narrati, sottolineando, sia implicitamente, sia esplicitamente, le diverse sfumature dell’ingiustizia e della corruzione del potere, che hanno iniziato a radicarsi nella società anni fa, ma che oggi, in molti Stati e purtroppo anche in Italia, ancora sopravvivono.

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