di Riccardo Cicerchia, II E

Secondo quanto riportato negli articoli 83 e 84 della Costituzione italiana il presidente della Repubblica è eletto in Parlamento in seduta comune dei suoi membri: può essere eletto qualsiasi cittadino che abbia compiuto 50 anni d’età e goda dei diritti civili e politici. Colui che riveste questa carica diventa il capo dello Stato italiano, rappresentante dell’unità nazionale con funzione di sorveglianza e coordinamento, secondo le norme della Costituzione italiana. Nel 2015 Sergio Mattarella, uno dei migliori presidenti della nostra Repubblica, è stato eletto per la prima volta e il suo mandato è durato 7 anni; pochi giorni fa, il 24 gennaio 2022, ha accettato la conferma dell’incarico, che durerà per altri 7 anni. Nonostante abbia espresso, in un primo momento, la propria volontà di non essere rieletto, Mattarella non si è sottratto alla responsabilità di cui è stato investito, soprattutto per il periodo delicato e di estrema urgenza in cui viviamo. Mentre appare eroico il comportamento del nostro presidente, ci si chiede come sia possibile che le parti politiche non abbiano trovato un accordo, a tal punto che è stato necessario riconfermare il presidente uscente. Da una parte si può essere felici per la continuità e per la stabilità che si dà al Paese e per la grande persona che riveste questa carica; dall’altra si rivolge uno sguardo critico alla destra ed alla sinistra, perché queste elezioni sono state una grande vittoria per l’Italia ma una grande sconfitta per i partiti. Mattarella è stata l’unica scelta che ha reso tutti favorevoli e contenti, tranne Giorgia Meloni
che non lo ha votato, restando all’opposizione. Un altro dato da rilevare, ulteriore segno di disagio delle istituzioni, è quello della durata di queste elezioni: dal 1992 ad oggi non ci sono mai voluti così tanti scrutini, ben 8, per eleggere il presidente. Fra gli altri candidati ci sono stati Mario Draghi, attuale Presidente del Consiglio, considerato uno dei favoriti nella corsa
verso il Quirinale, Romano Prodi, l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, Paolo Gentiloni, il ministro della cultura Dario Franceschini, il senatore della Repubblica Pier Ferdinando Casini; fra le donne proposte Marta Cartabia, ministra della Giustizia, Maria Elisabetta Castellati, Presidente del Senato, e Letizia Moratti. Un nome che ha fatto discutere molto è stato quello di Silvio Berlusconi, leader del centro destra, che però a due giorni dalle votazioni si è ritirato, dal momento che non godeva di buona salute e non era sostenuto da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini. Da parte di quest’ultimo abbiamo assistito a mutamenti di parere, di fronte e di schieramenti, perché il leader della Lega, partito di destra, non avendo il sostegno dei suoi alleati, contrari all’elezione di Mattarella, ha legato accordi con la sinistra ed ha votato per la riconferma dell’attuale Presidente della Repubblica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *