di Marta Rigotti
Finalmente era arrivato il giorno che avevo atteso con ansia e curiosità. Quella mattina, mercoledì 6 Aprile, sarebbe stata diversa dalle altre: non la solita campanella, non i soliti banchi, non le solite lezioni, non i soliti compagni. Quel giorno, insieme a qualche altro compagno di classe, avrei indossato i panni di una guida turistica per accompagnare un gruppo di studenti inglesi provenienti da Cambridge a visitare il complesso monumentale di Santa Agnese.
Mentre mi incammino verso il luogo dell’appuntamento penso a come avrei potuto fare una buona impressione: non si trattava solo di descrivere quei monumenti in inglese. La cosa importante era lasciare impresso in quei ragazzi un ricordo indimenticabile di Roma. Nel mio piccolo e in poche ore, come avrei potuto fare? Presa dai miei pensieri, quasi non mi accorgo di essere già arrivata davanti alla Basilica, dove gli studenti inglesi ci aspettavano. Indossiamo la sciarpa rossa del Giulio Cesare e distribuiamo le radioline.
Era strano ed emozionante trovarsi per una volta dall’altra parte: non essere il visitatore, ma la guida. Ho sentito una grande responsabilità, perché con le mie parole avrei dovuto rendere giustizia ad un’arte la cui bellezza è quasi indescrivibile. Se ai ragazzi sarebbe piaciuta la visita o meno, dipendeva anche da me, perché in quel momento ero io a dover dare voce e vita a quei monumenti muti e immobili.
Dividiamo gli studenti in gruppetti e iniziamo la visita dal cortile che precede la basilica. Già il raccolto cortile ombreggiato dai pini e profumato dalle rose avvolgeva la visita di un’aura di sacralità, ovattava quel luogo in una bolla protetta dal caos della città. Procediamo nel nostro percorso: la basilica di Santa Agnese. Maestosamente umile, in una penombra di solennità, la basilica, con le sue colonne imponenti e il mosaico absidale in stile bizantino, aveva un fascino austero, a cui nessuno sembrava poter sfuggire. Gli intarsi, i marmi, le cappelline laterali; spieghiamo tutto con una cura un po’ scolastica, ma allegra e coinvolgente. Infine entriamo nel mausoleo di Santa Costanza. Mi è rimasta impressa la meraviglia, lo stupore che ho potuto cogliere negli occhi dei nostri compagni inglesi. Ogni tassello di mosaico, ogni capitello raccontava un pezzo di storia, di arte, “amazing” e “wonderful”, come esclamavano loro con gli occhi pieni di meraviglia.
Usciti dal mausoleo percorriamo un vialetto immerso nel verde per tornare al punto di partenza: non sembrava di stare nella grande e caotica Roma. Ma quella non era veramente l’ultima tappa: per concludere bene e lasciare un ricordo di piacere intenso, siamo andati a prendere tutti insieme un buon gelato artigianale che solo in Italia si può mangiare. Mentre gustavamo il nostro gelato, abbiamo chiacchierato a lungo scambiando pareri ed esperienze. Una ragazza in particolare ci ha detto che la visita le era piaciuta tanto e ancora non poteva credere di aver visto pezzi di città antica così ricchi di fascino e storia.
In quel momento ho capito che tutti quei pensieri che mi ero fatta mentre andavo verso Sant’Agnese, erano stati completamente inutili: non c’era bisogno di esaltare la bellezza del posto, non ero stata io ad aver dato voce all’arte, perché il nostro patrimonio artistico parla da solo, e sa parlare qualsiasi lingua, sa parlare a tutti, ad ogni età e provenienza. Quella mattina il complesso di santa Agnese ha parlato anche agli studenti inglesi, li ha ammaliati con lo splendore dei marmi, con l’oro dei mosaici, con i nudi mattoni e le pitture paleocristine, con il profumo di un tempo antico. Una bellezza pura, eterna, che ha unito per una mattina ragazzi di diversi paesi, di diversa lingua, che non si erano mai visti prima.
Ho pensato che almeno la vera arte non fa distinzioni, si offre gratuitamente a tutti, dona emozioni forti. La vera arte ha sempre un messaggio da trasmettere, e può insegnarci tanto, se solo imparassimo ad ascoltarla un po’ di più, se solo apprendessimo meglio il suo linguaggio, se le dedicassimo più tempo e più attenzione. Ecco il bello del percorso Aureus! Ci insegna ad apprezzare maggiormente la ricchezza artistica che ci offre la nostra città; una città sicuramente rumorosa, confusionaria e difficile da vivere, ma anche uno scrigno pieno di cultura, di bellezza, di diversità, una città policroma e intarsiata minutamente, pezzo dopo pezzo, di tanti secoli di storia.