di Beatrice Borghini
Il tema della Pasqua ha affascinato nei secoli moltissimi artisti, tra cui Giotto, Raffaello, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Piero della Francesca e Cimabue i quali si sono cimentati nell’ ardua impresa di rappresentare con un’opera d’arte una delle più importanti festività cristiane in epoche in cui la Chiesa aveva il potere di consacrare o destinare all’oblio chi non si dimostrasse all’altezza di tale compito. I grandi maestri d’arte italiani hanno però saputo domare la pressione di tale compito regalando al mondo intero capolavori senza tempo. Pertanto, vorrei di seguito di illustrare, attraverso tre capolavori italiani, le tre principali tappe della Pasqua, quali la Domenica delle Palme, la Morte e la Resurrezione di Gesù Cristo. Iniziamo il nostro viaggio con l’opera La Domenica delle Palme di Giotto, realizzata nel XIV sec., nella quale viene rappresentato l’ingresso di Gesù a Gerusalemme mentre tutta la folla lo accoglie entusiasta sventolando i rami di palma e di ulivo. La figura di Cristo che si reca verso la Porta d’Oro di Gerusalemme sovrasta le altre, il suo sguardo è fermo poiché è consapevole del proprio destino, di andare incontro alla cattura e alla crocifissione. L’affresco si trova nella Cappella degli Scrovegni a Padova ed è collocato nel contesto di un intero ciclo di capolavori di Giotto che ripercorrono la vita di Gesù. L’opera scultorea più bella che ritrae la commovente morte di Gesù è La Pietà di Michelangelo, realizzata tra il 1497 e il 1499 a soli 20 anni per la Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma, dove ancora oggi è conservata. L’opera in marmo rappresenta la Vergine Maria che tiene tra le sue braccia il corpo senza vita di Gesù, come una mamma che culla serenamente suo figlio. Infatti, si può notare come la Vergine abbia il volto e l’espressione calma di una fanciulla e come Gesù abbia quella serena di un bambino dormiente. Michelangelo non volle rappresentare la sofferenza della Vergine bensì l’amore puro che lega una madre a un figlio. La Pietà ebbe un impatto rivoluzionario all’epoca per l’elegante dinamismo della composizione e per la scelta di rappresentare le figure in una posa morbida e naturale. Essa è l’unica opera che presenta la firma di Michelangelo, incisa sul petto della Vergine. L’opera fu gravemente danneggiata nel 1972 da László Tóth che con un martello ruppe il naso di Maria urlando: “Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!”. Fortunatamente, essa fu restaurata e poi collocata in una teca di cristallo antiproiettile per essere protetta. Infine, l’opera con cui vorrei raccontarvi e celebrare la Resurrezione di Gesù è la Resurrezione di Cristo di Raffaello realizzata negli anni 1501-1502. Tanti grandi artisti, come Tiziano, Caravaggio e Piero della Francesca, si sono misurati con il tema della Resurrezione ma l’opera di Raffaello spicca tra tutte per la delicatezza delle figure e l’armonia dei colori. Cristo è rappresentato nel momento dell’ascensione al cielo mentre i soldati, appena svegli, lo guardano meravigliati. Gesù con la mano destra benedice nel segno della Trinità e due angeli gli volano a fianco. In fondo al dipinto s’intravedono la Madonna e le due pie recarsi presso il sepolcro scendendo da una collina per recare omaggio al corpo di Cristo. L’opera è caratterizzata dai colori freddi del paesaggio e dai colori caldi delle figure ma dominante è il rosso della veste che avvolge Cristo. L’opera si trova al Museo d’Arte di San Paolo in Brasile, acquistata dal direttore dell’epoca Pietro Maria Bardi.