di Giovanni Fabbri, II F

Con la finale di Conference League vinta dalla Roma in finale col Feyenoord, primo trofeo europeo della storia per i capitolini che tornano a vincere un trofeo dopo 14 anni, si chiude per le squadre italiane una stagione emozionante come non se ne vedevano da più di dieci anni. L’ultimo successo di una squadra italiana in Europa risale infatti al 2010, quando l’Inter, sempre di Mourinho, vinse la Champions League e si laureò campione d’Europa, ma da quel momento il calcio italiano cominciò a entrare in una delle fasi più critiche della sua storia. Quello della Roma è un successo che deve essere posto in grande risalto, soprattutto in un ambiente che di europeo vanta quasi nulla come quello giallorosso e che soprattutto può essere una rampa di rilancio futuro per la credibilità del nostro calcio. Una vittoria meritata, non facile, ma sicuramente frutto di un mix di concentrazione, agonismo e carisma che solo uno come Mourinho poteva trasmettere alla Roma di questi anni, una squadra con qualità presenti, ma mancanti dell’esperienza necessaria per vincere. 

Se da una parte quindi la vittoria della Conference League ha riportato entusiasmo nelle strade della capitale, dall’altra la sfida derby Milan-Inter per la lotta scudetto ha dato vita al campionato più equilibrato e divertente dal 2010 a oggi, riportando l’esito della vittoria finale agli ultimi 90 minuti, in cui a vincere è stato meritatamente il Milan (3-0 a Reggio Emilia), tornato a laurearsi campione d’Italia 11 anni dopo l’ultima volta. 

Una lotta sentita in tutta Italia, per via del gran numero di tifosi milanisti e interisti presenti in tutta la penisola, che ha infatti portato molte piazze del Belpaese a tingersi di rossonero per festeggiare la vittoria del tricolore. A vincere è stato un Milan solido, capace di fare del bel gioco e della costanza di prestazioni la sua forza, con alla base una squadra di giovani campioni guidati dal leader Zlatan Ibrahimovic e trascinata dai dribbling dell’ala Leao (MVP della stagione), gli sprint di Hernandez, la visione dell’azzurro Tonali e l’eccezionale solidità difensiva del duo Tomori-Kalulu, oltre che del miglior portiere del campionato Mike Maignan (18 clean sheet). 

Da sottolineare soprattutto il capolavoro tattico dell’allenatore campione d’Italia Stefano Pioli: è riuscito in due anni e mezzo a ridare vita a un gruppo che faticava a qualificarsi in Europa e che ora è il più forte del campionato. Menzione d’onore anche alla dirigenza, artefice di colpi di mercato a bassissimo prezzo e di elevatissima qualità, che hanno portato a un’esplosione generale del valore dei giocatori in rosa e con grandi margini di crescita nei prossimi anni. 

In un calcio italiano in cui si sta perdendo gradualmente l’attenzione dei giovani al tifo e al declino del numero di supporters, questo Milan va invece in controtendenza, facendo, grazie al suo DNA giovane e ai risultati ottenuti senza fare esose operazioni di mercato, sempre maggiori consensi, con un aumento della tifoseria e dei fan, che hanno ricominciato a credere in un diavolo che è tornato grande da due anni in Italia. E ora punta anche all’Europa.

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