di Aleksandra Boni e Beatrice Saba, II G
I primi di ottobre, diverse classi del nostro liceo si sono recate presso l’aula magna del Rettorato dell’università la Sapienza per assistere alla rappresentazione teatrale “Elena di Euripide” realizzata dal Theatron, laboratorio di traduzione e messa in scena degli studenti di Lettere classiche, coordinati da AnnaMaria Belardinelli (docente della Sapienza e curatrice del laboratorio di traduzione) e da Adriano Evangelisti (direttore artistico e regista).
Si tratta del primo esempio a noi pervenuto di un dramma ad intreccio, in cui l’attenzione è rivolta a come si sviluppa la trama, mentre l’aspetto tragico passa in secondo piano. Elena, figlia di Zeus e di Leda, è una donna dotata di straordinaria bellezza e ambita da molteplici guerrieri ed eroi greci, in particolare da Paride, che durante un’assenza del marito della medesima, Menelao, la rapisce e la porta con sé a Troia, causando un’imponente ed estenuante guerra, raccontata da Omero nell’Iliade. Come scrive Rachel Bespaloff nel suo saggio Sull’Iliade «di colei che nel suo poema incarna il fato erotico Omero ha fatto la figura più severa, più austera. Sempre avvolta in lunghi veli bianchi, Elena attraversa l’Iliade come una penitente, con la maestà che le conferisce la maestà della sua sventura, della sua bellezza…La più bella tra le donne, lei che tutto designava, tutto conduceva a un destino radioso, è stata scelta dagli dei solo per portare a compimento la propria sciagura e quella dei due popoli».
Euripide interviene nella materia mitica, perché ci presenta la figura di una “nuova” Elena: ella non è mai andata a Troia, al suo posto Paride ha condotto con sé un fantoccio, un eidolon realizzato da Era. L’autentica Elena si trova in esilio in Egitto, è infelice per la mancanza del marito Menelao e, pur essendo corteggiata dal re Teoclimeno, non gli si concede. Ribaltando la tradizione poetica, Elena non è la distruttrice di navi e di eroi, bensì una donna fedele e innamorata.
Ma dunque per cosa si è fatta la guerra? Per un fantasma?
Come spiega la professoressa Belardinelli: «la guerra di Troia si trasforma in simbolo di assurdità universale mediata da una nuova forma drammatica: la struttura del doppio, che diventa gioco di antitesi tra nome-azione (ònoma-pragma), immagine-verità (doxa -alètheia), nome-corpo (ònoma-soma)».
L’elemento principale delle soluzioni sceniche adottate è il movimento delle cornici e degli specchi realizzati per una più concreta visione dei veri sentimenti di Elena. Lo specchio moltiplica le apparenze, proprio come dice Jorges Luis Borges nel suo libro “libro degli esseri immaginari” dove il corpo materiale dell’uomo si trova nella realtà corrente e l’istinto, rappresentato dagli animali, è chiuso nello specchio e non esiste alcun modo per romperlo. L’immagine della falsa Elena è racchiusa dalle opinioni altrui in uno specchio immaginario, dove la sua figura viene sdoppiata, ma agli occhi delle donne greche, sue compagne, ella viene riconosciuta come traspare nel suo specchio reale. Come accade spesso ai giorni d’oggi, il modo in cui appariamo al mondo esterno non sempre coincide con la nostra interiorità e siamo costretti a vivere in una concretezza apparente che spesso viene costruita dal nostro stesso inconscio. L’unico modo per essere veramente percepiti è l’occhio, che è lo specchio dell’anima.
Un’altra innovazione del testo euripideo, ben rappresentato sulla scena, è l’uso dell’ironia, utilizzata per alleggerire le scene più tragiche; ad esempio il personaggio di Menelao ha un modo di fare che non rispecchia il personaggio originale omerico: adopera un linguaggio moderno adatto a conversazioni informali e le sue spiritose battute hanno fatto sorridere tutto il pubblico.
All’interno della tragedia il personaggio di Elena è stato recitato da ben tre diverse ragazze. Ciò che ha più impressionato la platea è stato il cambio talmente invisibile da un’attrice all’altra attraverso le scene, talvolta anche nel mezzo delle medesime.
In conclusione, confrontandoci alla fine dello spettacolo, abbiamo assistito ad una rappresentazione completamente innovativa agli occhi di tutti, che non solo è piaciuta, ma ha anche impressionato. Gli attori infine hanno rotto la connessione tra i due mondi degli specchi, mandandoli in collisione e creando una vera e propria opera d’arte.