di Giulia Longo

A sei mesi dall’ultimo sciopero globale per il clima, il 23 settembre scorso è tornato nelle piazze di tutta Italia e del mondo, il movimento ambientalista più noto e seguito in assoluto: il Fridays For Future. A Roma sono circa trentamila i manifestanti che sono scesi in piazza, prevalentemente liceali; tra questi non poteva mancare una delegazione del Liceo Giulio Cesare.

Uniti sotto le bandiere verdi e sotto slogan come People not profit Eco not Ego, chi di noi è sceso in piazza ha manifestato insieme a migliaia di coetanei mossi da un sentimento e un obiettivo comune, la transizione ecologica. Più passa il tempo infatti, e più i danni climatici diventano rovinosi e inarrestabili: il FFF non è che una richiesta disperata di aiuto dei giovani verso le classi politiche ignave, che continuano a trascurare la più grande catastrofe dei nostri tempi. La data della mobilitazione in effetti, è capitata pochissimi giorni prima del delicatissimo 25 settembre che ha definito le sorti politiche del nostro paese: la coincidenza di date è stata però fortunata, in quanto ha consentito (auspicabilmente) alle tematiche e alle rivendicazioni sollevate di arrivare più direttamente sui tavoli della discussione politica.

Tra i temi portati in piazza sono presenti richieste specifiche: dal potenziamento del trasporto pubblico a una tassa del 100% sugli extra-profitti delle aziende, dalla manutenzione della rete idrica allo stop dei voli a breve percorrenza e degli aerei privati.

Nonostante la musica e i cartelloni spiritosi, l’atmosfera leggera e festosa della manifestazione nasconde in realtà preoccupazioni e incertezze tutt’altro che trascurabili. Angosciati dalla responsabilità colossale che ricade sulle spalle della nostra generazione, i giovani non possono che scendere in piazza per ricordare agli adulti l’importanza di fermare il cambiamento climatico. Da parte di migliaia di persone è un grido unanime: o si cambia o si muore.

Proprio su questa nota si è tenuto uno dei momenti più simbolici e commoventi dell’intero corteo: dopo aver osservato un minuto di silenzio, centinaia di studenti si sono fermati per raccogliersi e commemorare Giuliano, diciottenne morto poche settimane fa durante uno stage di PCTO.

Giustizia climatica e giustizia sociale infatti, sono due battaglie che devono andare di pari passo: così come è importante regolare le emissioni delle grandi imprese, lo è anche migliorare le condizioni e la sicurezza dei lavoratori, consapevoli che sfruttamento e inquinamento sono causati dallo stesso male.

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