di Ludovica Serra, 1G

Il 24 febbraio Maurizio Costanzo, giornalista, conduttore televisivo e radiofonico, scrittore, sceneggiatore e paroliere italiano si è spento alla clinica Paideia di Roma all’età di 84 anni. Nato a Roma il 28 agosto 1938, Maurizio Costanzo è stato un pilastro fondamentale per il giornalismo italiano. Non si è mai laureato, anche se nel 2009 ha ricevuto una laurea magistrale honoris causa in Giornalismo, editoria e multimedialità. La sua ampia preparazione si deve agli studi classici conseguiti nel nostro liceo. Ha preso, inoltre, parte a un documentario, dal titolo “Compagni di scuola”, realizzato nel 2014 dal regista Antonello Sarno, narrante la storia di questa grande scuola, il Liceo ginnasio Giulio Cesare di Roma. Il documentario parte dalla fondazione dell’istituto in epoca fascista fino ad arrivare ai giorni nostri, passando per il Sessantotto e gli anni di piombo. Il tutto viene raccontato direttamente dalle voci di quei tantissimi che hanno affollato le aule dell’istituto, a partire dagli ex allievi più celebri. Maurizio Costanzo nel documentario sottolinea la rivalità che vi era con il Liceo Torquato Tasso, tanto che dice “Pensando a quegli anni vivo ancora la sudditanza nei confronti del Tasso, perché ci hanno massacrato, perché quelli del Tasso se la vendevano molto”. Il suo discorso continua poi parlando del Giulio Cesare, scuola che definisce più giusta e severa rispetto a quella sopra menzionata. Infine, il giornalista fa una riflessione sul ruolo dell’insegnante al giorno d’oggi, affermando “Più di prima, secondo me, oggi conta l’insegnante, se questo riesce a stabilire un linguaggio e un rapporto con i ragazzi, risulterà meno alieno ai loro occhi e le cose andranno meglio, altrimenti vi è più, rispetto agli anni passati, un dialogo fra sordi”, e conclude dicendo “la scuola non è riuscita, e quasi non poteva, ad andare di pari passo con la tecnologia, che invece è stata dirompente”.

Il decesso si pensa sia stato causato da complicazioni sopraggiunte in seguito ad un intervento al colon, che, oltretutto, era andato a buon fine. Lunedì 27 febbraio si è tenuta la messa alla Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo, dove erano presenti la moglie Maria de Filippi, i figli, i parenti e alcuni tra i volti più celebri della televisione italiana. Fuori dalla chiesa la piazza era colma di persone, perché come ha detto la figlia Camilla durante la cerimonia, Maurizio non ha avuto tre figli, ma molti, molti di più. Il feretro è stato successivamente portato per una breve tappa di fronte al teatro Parioli, luogo in cui Maurizio Costanzo è stato per quasi 40 anni conduttore dell’omonimo talk show televisivo. Tantissimi gli attori, i registi, i giornalisti, gli intellettuali e i politici che hanno preso parte al suo salotto e tanti anche i giovani talenti che ha scoperto e lanciato nei campi più vari, dal giornalismo alla musica alla recitazione. Lui stesso, oltre a dedicarsi al giornalismo, ha anche composto canzoni, la più famosa delle quali è senz’altro “Se telefonando”, portata al successo da una giovane Mina. Un uomo curioso e attento, un innovatore dal carattere arguto e ironico. Vogliamo anche ricordare il suo impegno in prima linea negli anni Novanta nella lotta contro la mafia: dopo l’omicidio di Libero Grasso realizzò con Michele Santoro una maratona televisiva a reti unificate Rai-Fininvest dedicata alla lotta alla mafia e ospitò più volte nel suo show Giovanni Falcone, cui lo legava una solida amicizia. Tutto ciò lo rese un bersaglio della mafia che nel febbraio 1992 pose una bomba a via Fauro, nei pressi del teatro Parioli e si pensò che fosse proprio il celebre giornalista e conduttore l’obiettivo dell’azione dinamitarda che, per fortuna, non causò vittime. La folla che ha seguito le esequie testimonia della stima e dell’affetto di cui godeva.

«Non amo essere considerato un maestro, ma ho cercato sempre di trasmettere quello che credo sia il meglio nel nostro mestiere (e anche nella vita); ascoltare gli altri, non prepararsi ossessivamente come per un esame, e cercare di essere presenti anche emotivamente, non solo con la testa».

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