di Livio Zoffoli, III C
Roma, 5 maggio 2023.
Anche quest’anno, il debate della Notte dei Licei è tornato ancora più coinvolgente di prima e siamo attualmente in attesa che la sfida abbia inizio. A permetterne la realizzazione è stato nuovamente il professor Contessi, con la solita grinta e passione con cui ci si dedica. Quest’anno la sfida è ancora più attesa perché anticipata da una fase preparatoria, la prima che ci sia mai stata, che ha acceso gli animi e trasmesso tutta la soddisfazione che può suscitare questa competizione. Gli studenti infatti, ispirati proprio dalla loro esperienza durante la Notte dei Licei lo scorso anno, hanno organizzato per conto loro il torneo di dibattito durante la Settimana dello Studente, in versione leggermente più informale. In quell’occasione i rappresentanti di istituto hanno vestito i panni dei giudici, mentre più di trenta ragazzi si sono giocati il titolo divisi in 8 squadre, a partire dai quarti di finale. Da qui alcune tra le personalità più meritevoli hanno deciso di prendere parte all’attività del 5 maggio, appassionate e con il desiderio di ripetersi dopo questa prima prova.
Ci si ripeteva spesso durante questo torneo che si trattasse di una competizione, per quanto avvincente, preparatoria per il vero dibattito, quello che conosciamo tutti nella classica notte del Giulio. La scelta dei tre temi per questa edizione del debate, formata da quattro squadre, è stata presa in comune dai ragazzi e dal prof. Contessi, anche se a seguito di alcuni eventi si è dovuto rimuovere e sostituire uno degli argomenti, la gestazione per altri, con un contenuto diverso. I temi definitivi, alla fine, saranno i seguenti: immigrazione e utilizzo dell’intelligenza artificiale per le due semifinali, disobbedienza civile per la finale. In seguito è venuta la scelta delle squadre, variegate al loro interno per età e colore politico, che hanno come capitani Livio Zoffoli per i “Demosteni”, Alessio Fraioli per i “Populares”, Giulia Longo per i “Sofisti” e Francesco Parascandolo per i “De Bello Oratorio”. Questa esperienza porta a collaborare personalità estremamente diverse tra loro per idee, modi di fare, interessi e anche approcci a questo tipo di sfida. Durante il mese antecedente alla Notte, gli studenti hanno assistito a tre lezioni preparatorie tenute da degli esperti per indirizzare il dibattito e fornire degli spunti di riflessione utili per le loro argomentazioni. In una di queste lezioni, si è arrivati alla fine a un confronto di opinioni vero e proprio con il professore ospite, anche su temi che esulavano da quelli del torneo.
Nella giornata di ieri, 4 maggio, le squadre si sono riunite a scuola, ognuna in un’aula diversa, per preparare i vari discorsi e coordinarsi per selezionare le argomentazioni più efficaci per ognuno. La posizione da sostenere durante il dibattito si scoprirà però solo sul momento, perciò ogni squadra ha dovuto preparare di fatto quattro dibattiti: pro e contro per la propria semifinale e anche per l’eventuale finale, che naturalmente nessuno è sicuro di raggiungere. Da quando si è usciti da questa riunione, nelle 24 ore restanti ognuno ha perfezionato ciò che intende dire durante il dibattito, in modo da arrivare tutti preparati al massimo.
È arrivato il momento della sfida, i ragazzi sono tutti concentrati al massimo. Il tavolo della giuria è composto da due ex rappresentanti di istituto in carica l’anno scorso, Cinzia Riviello e Lorenzo Carlino, e dalla professoressa Micaela Ricciardi, già preside del nostro istituto per sette anni, fino al 2017. Naturalmente è loro dovere non farsi condizionare dalle proprie opinioni personali sui temi trattati. Il professor Contessi supervisiona tutto, consulta i giudici, parla con i ragazzi e veste i panni di presentatore dell’evento. Si inizia con la prima semifinale, il tema è quello dell’immigrazione. A sfidarsi sono la squadra dei “Populares” e i “Sofisti”. I primi ricevono la posizione pro e schierano una formazione che vede Giacomo Viola capitano, Daniele Giannoni come primo relatore e Alessio Fraioli come secondo; mentre la squadra contro risponde con Giulia Longo capitano, Marco Mascioli primo e Valentina Morsilli secondo relatore. Come ricercatori ci sono da una parte Giulio Ciatti e Francesco De Vico, dall’altra Pietro Bianchi e Carolina Colosi. La formazione pro gioca prevedibilmente la sua partita puntando sul valore dell’inclusività, sui vantaggi derivabili dall’integrazione di culture diverse e sul conseguente miglioramento, pratico e culturale, della società. Gli avversari rispondono con argomentazioni molto più pratiche e meno concettuali, portando esempi concreti e dimostrando in maniera empirica perché l’immigrazione sarebbe svantaggiosa sia per il paese accogliente, sia per quello da cui si parte, sia per gli immigrati stessi. Il dibattito è avvincente e la vittoria affatto scontata. I giudici, tra qualche assist a detta loro non colto da entrambe le formazioni, assegnano la vittoria ai “Populares”, che strappano così un biglietto per la finale.
Pronti, via e si inizia subito con la seconda semifinale. Il tema è l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nelle scelte cruciali per l’uomo e il dibattito vede interfacciarsi i “Demosteni” con i “De Bello Oratorio”. La squadra pro è la seconda, che si presenta con Alejandro Aramini capitano, Sofia Ortolani e Francesco Parascandolo rispettivamente primo e secondo relatore, Leonardo Bernardini e Marco Crocetti nel ruolo di ricercatori. Risponde la formazione contro con Susanna Zampetti a capitanare la squadra, Livio Zoffoli a parlare per primo e Giacomo Cavarischia a chiudere, con l’aiuto dei ricercatori Antonio Montesano e Damiano Nascia. La gara è un botta e risposta con, a detta della giuria, qualche errore da una parte e una leggera mancanza di determinazione nello sfruttare tali errori dall’altra. Chi sostiene l’Intelligenza Artificiale punta sul valore del progresso, sull’efficienza che tale tecnologia permette, sulla possibilità di ovviare così a dei difetti intrinsechi dell’uomo. Dall’altra parte si cerca di dimostrare quanto sia dannosa l’intelligenza artificiale, puntando su tre fattori: la pericolosità sociale che può causare, l’aspetto deleterio dell’applicazione di meri algoritmi matematici, soprattutto in campo giuridico, e le diseguaglianze sociali che questo mezzo può alimentare. Alla fine, ad avere la meglio con un buon margine sono i “Demosteni”, che ora raggiungono i “Populares” nella sfida per il gradino più alto del podio. Le squadre hanno mezz’ora di tempo per schiarire le idee in vista della finalissima.
Pausa terminata, squadre in postazione, l’attesa è finita. Il sorteggio vede la squadra di Alessio Fraioli a difendere le posizioni favorevoli al diritto di ribellione, mentre Livio Zoffoli e i suoi compagni sosterranno le argomentazioni contrarie. I “Demosteni” riprendono quasi per intero la formazione che li ha visti vincenti in semifinale, invertendo solamente Susanna Zampetti, che prende il poco appariscente ma prezioso ruolo di ricercatore, con Damiano Nascia, che avrà l’onere di aprire e chiudere il dibattito della sua squadra. Confermati nello stesso ruolo Livio Zoffoli e Giacomo Cavarischia, come anche l’utilissimo lavoro da dietro le quinte di Antonio Montesano. Cambia volto invece la disposizione dei “Populares”, che confermano solamente Alessio Fraioli nel ruolo di secondo relatore. Capitano e primo relatore saranno ora rispettivamente Francesco De Vico e Giulio Ciatti, con Daniele Giannoni e Giacomo Viola che li sosterranno come ricercatori. Il clima da finale si sente, la tensione è forte e gli oratori, quando è il loro momento di parlare, sentono gli occhi di tutta la sala puntati addosso. Il dibattito si gioca su un livello di preparazione e sottigliezza nelle argomentazioni molto elevato, frutto dell’evidente impegno di entrambe le squadre nella fase preparatoria. La squadra contro parte da un assunto per cui per loro il campo di discussione va limitato a uno Stato di diritto, escludendo dunque dal loro discorso le dittature. Fatte queste premesse, dimostrano a loro modo di vedere l’assurdità della disobbedienza civile in un contesto democratico. Gli avversari si difendono egregiamente, tentando di controbattere all’assunto per cui si dovrebbe limitare la discussione allo Stato di diritto e spiegando l’assoluta necessità di resistere nei casi in cui uno Stato superi il limite dei suoi doveri e dei diritti dei cittadini. Alla fine dell’ultimo discorso, la sfida è apertissima. La sensazione è che la vittoria si giochi sul filo del rasoio, la Giuria avrà molto da discutere. Dopo il lungo confronto dei giurati, la comunicazione del responso è affidata all’ex preside Micaela Ricciardi. Gli sfidanti ricevono ingenti complimenti da ogni parte e la sensazione della difficoltà ad individuare un vincitore è confermata: la vittoria è determinata da un solo punto di differenza tra le due formazioni. A trionfare, alla fine, è la squadra dei “Demosteni”, che si sfoga in un abbraccio pieno di gioia e soddisfazione per quanto fatto e per una vittoria che sentono di aver meritato, per il duro lavoro svolto e per la loro prestazione.
In conclusione, questa attività è un’occasione molto importante per la crescita personale dei ragazzi. Non è semplice trovarsi a preparare e sostenere un intero dibattito portando avanti idee che potrebbero essere contrarie a ciò che davvero si pensa. Occorre mettere da parte le proprie posizioni e non solo dare l’impressione di essere convinti di ciò che si sta dicendo, ma addirittura convincere gli altri di avere ragione. Al livello personale, compiere questo sforzo è di grande aiuto nel definire meglio la propria idea, perché consente di avere uno sguardo a 360 gradi sulla questione, di conoscere alla perfezione le posizioni diverse e dunque di consolidare le proprie in maniera molto più serrata. Inoltre, il debate consente un forte accrescimento culturale grazie alla ricerca delle fonti, un accrescimento della capacità logica nel ricercare argomentazioni e risposte agli avversari e infine permette di aumentare il proprio livello di informazione, aspetto fondamentale dell’istruzione scolastica. La crescita formativa che ne deriva ha un riscontro sia pratico sia intellettuale. Si tratta, insomma, di un’attività che si avvicina molto a ciò che gli studenti chiedono a gran voce, ogni giorno, di ricevere dalla scuola.