di Emma Poccia, I F

“Un’opera d’arte non risponde a delle domande, le provoca; il suo sostanziale significato sta nella tensione tra le risposte contraddittorie”. Queste sono le parole di uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi: Leonard Bernstein e Bradley Cooper, attore e regista americano, ne sposa appieno il senso per tratteggiare la figura e la vita dell’uomo, in “Maestro”, il biopic sul compositore, da lui realizzato.

Presentato in concorso alla 80esima Mostra del Cinema di Venezia , il lungometraggio è un racconto raffinato, sontuoso e a tratti malinconico, incentrato soprattutto sul rapporto tormentato tra Bernstein, interpretato da Cooper stesso e l’attrice Felicia Montealegre, impersonata da una splendida Carey Mulligan, uniti in un matrimonio segnato da molte luci, ma anche da molte ombre. L’ inizio di “Maestro” assomiglia a una commedia romantica da cinema d’altri tempi, non a caso è girata in bianco e nero e descrive un’epoca felice nella vita del compositore : il successo inaspettato già al debutto avvenuto a New york nel 1943 quando B. viene chiamato improvvisamente a sostituire il direttore Bruno Walter nella prestigiosa Carnegie Hall e l’inizio della relazione con l’attrice televisiva e teatrale cilena Felicia Cohn Montealegre, il loro matrimonio e la nascita dei tre figli. La vita della coppia sembra il ritratto di una famiglia perfetta sotto ogni punto di vista : entrambi sono individui realizzati professionalmente e ciascuno ispira l’altro e lo sostiene. A questo punto il film si incupisce , facendo emergere le ombre di questo matrimonio; il musicista, infatti, coltiva in segreto, una relazione omosessuale con il collega Tom Cothran. Scoperta proprio da lei, la relazione clandestina danneggia Felicia emotivamente: la donna prende coscienza di non essere più la musa ispiratrice del Maestro e di non essere più amata da colui che è e rimarrà il suo unico grande amore. Bernstein la lascia per andare a convivere con il suo amante, finchè un giorno alla donna viene diagnosticato un cancro ai polmoni e Leonard, sconvolto, tona da lei per aiutarla e darle forza fino al giorno della sua morte : il loro rapporto riprende vita.

Ripercorrere la storia di questa coppia significa analizzare aspetti profondi e nascosti delle relazioni d’ amore: da una parte quelli luminosi come la gioia , il successo , l’ affiatamento , l’ispirazione che l’uno è per l’altro e un equilibrio fondato sull’ idealizzazione reciproca; dall’altra gli aspetti ombrosi come le contraddizioni, le tentazioni, il tradimento, l’abbandono, la sofferenza. Il loro equilibrio, inizialmente connotato da evidenti aspetti narcisistici, si spezza e la coppia si rompe, per rinascere, dopo tanto tempo, quando la donna, che ha ormai accettato le contraddizioni del marito, si ammala, in una parabola in cui la fragilità di entrambi sembra essere diventata, all’opposto dell’inizio, la forza che cementifica il rapporto, facendolo rinascere su nuove basi. Sappiamo oggi che esisteva un accordo tra Felicia e Leonard : lui poteva intrattenere relazioni omosessuali, ma tutto ciò doveva rimanere privato. Questo patto è venuto alla luce quando nel 2010, il patrimonio del compositore viene donato alla Biblioteca del Congresso e con esso 1800 sue lettere che contenevano testimonianza di questa verità, insieme a molte altre informazioni di natura privata che riguardano il compositore americano.

Il film è accompagnato da una colonna sonora coinvolgente che alterna brani in cui compare come direttore, come la sinfonia “Resurrezione” di Gustav Mahler e musiche composte da lui stesso, tratte perlopiù dalle opere “ Candide” e “West Side Story”.

“Maestro” mi ha toccato non solo per la figura che mette in scena, ma anche perché ho visto rappresentato un personaggio che tanto mi è stato raccontato da mio padre, da musicista, ha sempre visto Bernstein come un artista inarrivabile, lo ha sempre ammirato profondamente e in casa mia, Lenny, come veniva chiamato da amici e familiari, è sempre stato presente attraverso libri , spartiti e dischi.Nel mettere in luce aspetti della sua personalità tanto grandiosi quanto fragili e privati, mi ha consentito di vederne e apprezzarne anche la più reale dimensione umana.

Sfogliando una delle sue opere e ascoltandola mi sono resa conto della sua genialità, ai miei occhi profani, mette insieme strumenti che sembrano non concordare tra loro ma che in qualche modo , grazie al suo genio creativo sembrano nati per essere suonati insieme e creare atmosfere e magie sonore che amo particolarmente e mi regalano grande commozione e un senso di buon umore e vitalità.

“Se l’estate non canta in te, allora niente canta in te. E se in te non canta nulla, non puoi fare musica”. Edna St. Vincent Millay.

Grazie Leonard, ma soprattutto grazie papà!

NOTA BIOGRAFICA

Direttore d’orchestra, compositore, pianista, grande comunicatore, attivista, Leonard Bernstein nasce il 25 agosto 1918 a Lawrence nel Massachusetts. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, viene chiamato a dirigere le orchestre di mezzo mondo: nel 1946 si reca a Londra e a Praga, nel 1947 dirige l’orchestra a Tel Aviv con la quale inizia un rapporto che porterà avanti fino alla morte, nel 1953 è il primo direttore americano a dirigere un’opera al Teatro alla Scala di Milano (la Medea di Cherubini che ha per protagonista Maria Callas). Direttore energico, Bernstein, dicono i critici, ha sempre cercato di offrire interpretazioni che incarnassero, oltre alla corretta esecuzione dello spartito, anche lo spirito del tempo e la dimensione morale.

Ha composto numerose musiche da film ( ‘Fronte del porto’, ‘Peter Pan’, ‘The Lark’, ‘ On the town’ e ‘Wonderful town’), due opere : ‘Candide’ (1956) che contiene la famosissima aria ‘Glitter and Be Gay’, e l’indimenticabile e amatissimo ‘West Side Story’ (1960) una sorta di ‘Giulietta e Romeo’ dei nostri tempi.

Non solo musicista, Bernstein è stato un raffinato storyteller e un eccellente comunicatore : attraverso il ciclo di trasmissioni televisive ‘The Young people concert’, racconta e spiega la musica cosiddetta ‘colta’ a un vastissimo pubblico di giovani.

Come attivista, si schiera fin da giovane a favore di molte cause civili, tra le quali quella dei diritti per gli Afroamericani. Questo suo attivismo gli costò una fitta schedatura da parte dell’FBI e nel 1949 l’inserimento della sua musica in una blacklist da cui fu cancellato solo nel 1953. Sostenitore di ‘Amnesty International’, dopo la morte della moglie (1978) creò il fondo ‘Felicia Montealegre’ in suo onore e per valorizzare il grande impegno per i diritti civili portato avanti anche da sua moglie, nel corso della vita. Negli anni Sessanta, quando la televisione iniziò ad influire e a rivoluzionare la società, Bernstein si rivelò anche una grande star della comunicazione.

Muore il 14 ottobre 1990 al culmine della sua fama.

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