di Veronica Angelini, II G
Le foglie sono elementi presenti in testi antichi, come quelli di Omero o Mimnermo, ma anche più moderni, come quelli di Ungaretti e Malika Ayane, ma se c’è una cosa che non cambia in nessuno di questi, è il modo in cui viene usata la cosiddetta “similitudine delle foglie”. Ci sono certamente sfumature di significato diverse, ma in tutti questi testi, le foglie vengono paragonate agli uomini.
Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva fiorente le nutre al tempo di primavera; così le stirpi degli uomini: nasce una, l’altra dilegua.
Cosi scrive Omero, nel sesto libro dell’Iliade, ai versi 146-149, dove paragona la vita degli uomini (il termine esatto che usa è “stirpe degli uomini”, ma che secondo me si può interpretare sia come “le generazioni umane”, sia come “il genere umano in generale” ) a quella delle foglie, che nascono in primavera, ma che “muoiono” durante l’inverno essendo gettate via dal vento. La stessa cosa, dice il poeta, avviene agli uomini: alcuni nascono, altri muoiono. Mimnermo, invece, nel frammento 2 West, coglie un altro aspetto, ovvero quello della giovinezza.
Al modo delle foglie che nel tempo fiorito della primavera nascono e ai raggi del sole rapide crescono, noi simili a quelle per un attimo abbiamo diletto del fiore dell’età, ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Le foglie appena nate, grazie ai raggi primaverili del sole, vengono paragonate ai giovani, che sono ingenui in quanto non conoscono né il bene né il male. La giovinezza è considerata da Mimnermo come il miglior momento della vita, che passa veloce come un giorno e, quasi indirettamente, l’autore vuole invogliare il lettore a viverla a pieno, in quanto dopo la giovinezza “non vale la pena vivere”. I due autori greci dunque usano la similitudine in modo diverso: il primo paragona la vita delle foglie a quella degli uomini; il secondo invece sottolinea un aspetto particolare, ovvero quello della giovinezza, uno momento fugace della vita dell’uomo.
Un altro uso di questa similitudine è quello che ne fanno Virgilio e Dante, il cui utilizzo è simile, in quanto il secondo si ispira al primo. Virgilio, nel VI libro dell’Eneide, ai versi 288-316, scrive:
Qui tutta una folla dispersa si precipitava alle rive, donne e uomini, i corpi privati della vita di magnanimi eroi, fanciulli e intatte fanciulle, e giovani posti sul rogo davanti agli occhi dei padri: quante nelle selve al primo freddo d’autunno cadono scosse le foglie, o quanti dall’alto mare uccelli s’addensano in terra, se la fredda stagione li mette in fuga oltremare e li spinge nelle regioni assolate.
Le foglie che, scosse dal vento, cadono dagli alberi durante l’inverno, vengono paragonate ai mucchi di persone che aspettano di poter passare l’Acheronte, il fiume che segna l’ingresso nel regno dei morti. Le anime vengono anche paragonate ad uccelli che, durante l’inverno, si rifugiano in territori più caldi.
Come d’autunno si levan le foglie l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie.
Dante, nel III canto dell’Inferno, ai versi 112-120, a mio parere, “precisa” di più la similitudine, in quanto paragona le foglie che cadono alla massa di anime che, a mano a mano, sale sull’imbarcazione di Caronte per andare dall’altra sponda, facendo diventar vuota la riva del fiume, come diventa spoglio il ramo dell’albero dopo che le foglie sono cadute. La differenza principale secondo me è che Virgilio utilizza il paragone delle foglie per indicare solamente le anime che stanno aspettando di attraversare il fiume, mentre Dante sottolinea quello che avviene dopo che sono cadute, ovvero il fatto che rendono spoglio il ramo, come le anime rendono spoglia la riva.
Nella poesia di Ungaretti “Soldati” le foglie vengono nuovamente paragonate alla vita degli uomini ma in particolar modo alla vita dei soldati. Le foglie durante l’autunno si appassiscono e cadono, come succede ai soldati in guerra. Lui usa questa similitudine contestualizzandola nel suo periodo storico, ovvero quello delle due guerre mondiali.
La similitudine delle golie, però, non è qualcosa legato solamente al passato, ma riguarda anche brani musicali recenti, come quello di Malika Ayane del 2009, “Come foglie”.
È un inverno che è già via da noi. Allora come spieghi questa maledetta nostalgia, di tremare come foglie e poi di cadere al tappeto.
canta nella seconda, quinta e sesta strofa, in cui paragona le foglie che tremano a causa del vento e che cadono in inverno, a un ricordo lontano, ma che è rimasto impresso, e a cui si pensa con nostalgia.