di Emma Poccia, II F

«C’è sempre un tempo in cui  i popoli smarriti van verso le idee semplici, la sapiente brutalità degli uomini forti . In  noi trovano lo sfogo dai loro  rancori, l’evasione dal senso mortificante della propria impotenza,  la speranza come per miracolo di capovolgere  il proprio insoddisfacente destino. Bastano  le parole giuste, parole semplici, dirette, gli sguardi, il tono giusto e allora ci amate, ci venerate; mi avete amato follemente per vent’anni  mi avete adorato, temuto come una divinità e poi mi avete odiato follemente odiato perché mi amavate ancora. Mi  avete ridicolizzato,  scempiato i miei resti perché di quel folle amore avevate paura anche da morto . Ma ditemi a cosa è servito ? Guardatevi attorno , siamo ancora tra voi».

Con questo monologo si apre la serie prodotta e distribuita da Sky “M. Il figlio del secolo” , uscita il 10 gennaio in Italia . La serie , tratta dal romanzo omonimo di Antonio Scurati, vincitore del premio Strega nel 2019 , racconta l’ ascesa politica di Benito Mussolini ( interpretato da un magistrale Luca Marinelli) e della sua creatura: il fascismo. Prima un movimento politico formato da coloro che hanno combattuto nella Grande Guerra ma che, al loro ritorno, non hanno ricevuto nessun riconoscimento, poi un partito che Mussolini conduce fino al vertice del governo italiano per rovesciare la democrazia e instaurare la dittatura. Attraverso un linguaggio contemporaneo, con un Mussolini che si rivolge direttamente al pubblico per rivelarci i suoi segreti più inconfessabili, la serie offre un ritratto pop dell’uomo che fece innamorare di sé l’Italia intera , pur essendosi macchiato di atti di violenza inaudita. Il romanzo e la serie sceneggiata da Stefano Bises e Davide Serino raccontano la storia di un paese che si è arreso alla dittatura e di un uomo che  è riuscito a rialzarsi molte volte. La serie offre anche uno spaccato della vita sentimentale e privata di Mussolini, ovvero il rapporto con la moglie Rachele (Benedetta Cimatti) e il rapporto con l’amante Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli). Al centro della serie non c’è solamente la figura del Duce, ma anche la storia di un paese sotto dittatura e di un uomo travolto dal proprio carisma ed ego, capace di diventare un personaggio contraddittorio, capace ancora ai giorni nostri di farci riflettere. Il carattere  ipnotico di Luca Marinelli ci dona un personaggio disturbante ma allo stesso tempo coinvolgente: ci attrae ma  contemporaneamente ci disgusta, ci guarda negli occhi e ci chiama in causa. Lontano dalle classiche serie tv biografiche, questa serie è sempre in continua evoluzione con rimandi anche al mondo di oggi giorno ( come ad esempio la frase “ Make Italy Great Again”, con il riferimento  a Trump) , ed anche combinando musiche appartenenti al genere della  techno ( la colonna sonora infatti è stata composta dai Chemicals Brothers ) che prende forma, e si adagia su un Luca Marinelli in stato di grazia, trasformato nel volto, centrato in ogni dimensione, mimica, parola pronunciata a voce, negli occhi spiritati, tra gli sguardi silenti e folli. Vederlo recitare impressiona e disturba, tanto è la bravura e l’immedesimazione.

«La sfida –  racconta lo stesso Marinelli – era approcciarsi a questo lavoro onestamente, sospendendo il giudizio. Da antifascista è stata una delle esperienze più dolorose affrontate nella mia vita. Tornare a casa mi confortava. Ma l’ho fatto anche grazie ad un artista gigante come Joe Wright. Mi ha fatto sentire le spalle coperte, standomi fianco a fianco, non avrei fatto un metro senza di lui. Mussolini era un personaggio dotato di più sfaccettature, che ce lo mostrava come uno di noi, purtroppo. Mi sono preparato come ogni ruolo, attingendo dal libro, dalle testimonianze, dai video dell’Istituto Luce, dove ne vediamo solo un aspetto trionfante, glorioso, e da lì carpivo degli aspetti, anche di grande violenza che lui aveva. Ma l’importanza del progetto risiede nel sapere che tutti hanno un’ enorme ignoranza sull’argomento, non ci abbiamo fatto i conti, e storia si ripresenta, non abbiamo conosciuto cosa ci ha preceduto. Ecco allora l’importanza del sapere, la curiosità sociale, politica, lo studio, che dovrebbe partire dalle scuole».La serie, a detta dello stesso Antonio Scurati, «è un prolungamento del romanzo, che ha bypassato brillantemente i passaggi rischiosi», e un ritratto di Mussolini, uomo pubblico e privato, che ad un certo punto dice «sono pronto a tradire tutti, anche me stesso». Come si legge dal libro: «Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come “intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale”».Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia.Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo, in cui d’inventato non c’è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti, D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano -, né dell’ eccesso  di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa.  Scurati, con questo romanzo, racconta il fascismo dall’interno e senza alcun filtro politico ed ideologico, svelando una realtà rimossa da decenni e che di fatto rifonda il nostro antifascismo.Quando Joe Wright , regista e creatore della serie , ha letto il libro di Antonio Scurati, ha iniziato a voler sapere e leggere di più su Mussolini: «Sorprendentemente, c’è molto poco su di lui – ha spiegato il regista – Mussolini, per gli inglesi è un personaggio periferico, è visto per lo più in chiave caricaturale, come una buffonesca spalla di Hitler. Invece fu l’inventore del populismo moderno, nonché modello per Hitler». Riferendosi alla serie, Joe Wright non crede la visione convincerà mai un fascista ad abbandonare il fascismo: «Ma allo stesso tempo non volevo predicare ai convertiti, non volevo sfondare una porta già aperta – ha spiegato – Quello che mi interessa di più è parlare alle persone che si trovano nel mezzo, agli indecisi o a coloro che non ci hanno pensato granché, e presentargli la storia, sperando di incoraggiarli a pensarci di più e a non lasciarsi sedurre dalla politica della paura».A supportare Wright, è stato il lavoro dello sceneggiatore, Stefano Bises: «Quella che raccontiamo è una storia poco studiata nelle scuole, circonfusa più di luoghi comuni e di leggenda che di una verità storica rimasta confinata nei manuali e nella saggistica e che, anche per rispetto dell’impianto del romanzo, andava raccontata senza cadere nelle grandi insidie poste dalla trasposizione in racconto seriale: creare empatia con un protagonista mostruoso, cedere a un’impostazione ideologica, rinchiudersi in una rievocazione storica classica». Il risultato è una miniserie a più toni, che alterna la tragedia con tratti di commedia nera, e che dà al protagonista, Mussolini, la possibilità di rivolgersi direttamente allo spettatore e intavolare un dialogo che riveli per intero la spregiudicatezza della sua intelligenza e la ferocia delle sue azioni. «Un Mussolini, come nella realtà storica, ingannatore sulla scena pubblica e nella vita privata, ma sincero nel rapporto con lo spettatore – ha spiegato Bises – Al quale rivela, senza pudori, il suo unico intento: la conquista del potere attraverso un uso massiccio dell’inganno e della violenza». Nella serie Sky tutto ruota attorno ai discorsi di Mussolini: un avvertimento per ricordarci che le dittature non nascono solo a causa delle parole, ma anche soprattutto per il silenzio. Tanto i discorsi con lo sguardo in camera che rompono la quarta parete, quanto i discorsi del Duce che ha rivolto al popolo italiano influenzandone inevitabilmente la storia . Per arrivare all’ultimo episodio a quello in senato, decisivo per stabilire il proprio controllo politico. Sky infatti ha partorito un’idea provocatoria e potenzialmente rischiosa per promuovere la sua serie di punta : uno spot televisivo in onda a reti unificate sui principali network italiani. In onda la sera del 9 gennaio tra le 20:35 e le 21:00, la clip in bianco e nero vedeva Luca Marinelli trasformato in Benito Mussolini che parlava alla nazione davanti ad una folla in delirio: Noi che abbiamo spinto a calci il Paese in guerra e lo abbiamo condotto alla vittoria. Noi che abbiamo versato il sangue per la Patria, noi oggi fondiamo i fasci di combattimento, per il futuro, l’avanguardia, la rivoluzione: oggi nasce il Fascismo. Una creatura bellissima fatta di sogni, di ideali, di cambiamento, che conquisterà milioni di cuori. Seguitemi, anche voi mi amerete. Anche voi diventerete fascisti. Un discorso che rimarca il tono grottesco messo in piedi dagli sceneggiatori e dal regista partendo dal romanzo di Antonio Scurati perché forse l’unico modo per denunciare il pericolo del ritorno di un certo tipo di ideologia estrema è ironizzare sulle sue effettive capacità, che poi sono quelle di tutti gli aspiranti dittatori, oratori carismatici, ma allo stesso tempo scaltri inetti che sono arrivati in cima non tanto solo grazie al proprio talento ma soprattutto grazie all’ impreparazione di altri, nessuno ha fermato la loro ascesa . Il resto è storia, storia che potrebbe ripetersi. Forse è proprio per questo che la serie Sky non poteva arrivare in un momento più adatto. Per l’Italia, e per il mondo intero: a cento anni dalla nascita della dittatura fascista e ottanta dalla liberazione dell’Italia dal fascismo , la serie riflette sulla figura di Benito Mussolini, un uomo che grazie alle sue azioni violente ha saputo governare per vent’anni l’ Italia nel terrore. Forse “M. Il figlio del secolo” è la serie che in ognuno di noi trasmette un senso di disprezzo verso il duce e soprattutto fa rinascere la nostra appartenenza all’ antifascismo, che ancora oggi molte persone e politici al governo non ammettono.