di Tosca Coniglio, I G
“La felicità è effimera” così mi disse mio padre un sabato sera, mentre stavo leggendo accanto al camino. Staccai lo sguardo dal libro e lo fissai perplessa. “La felicità è effimera” ripeté un’altra volta. “Cosa?” chiesi confusa. “Fortunatamente anche la tristezza lo è” continuò pensieroso. Decisi di ignorarlo, un po’ irritata, e tornai alla mia lettura. “Sai che cosa non è effimero, Tosca?” chiese rivolgendosi a me. Calò un momento di silenzio. Quando vide che non rispondevo, mio padre decise di farlo per me: “il volersi bene”.
Sono passati tanti anni da quel sabato sera, eppure me lo ricordo come fosse ieri. Sapevo così poco riguardo alla vita (e ne so poco tutt’ora), ma quella sera ho capito l’importanza che hanno le persone. Ho solo diciassette anni, ma se c’è una cosa che ho imparato in questi pochi anni è che la vita è un’enigma. Ci svegliamo ogni mattina non sapendo quello che succederà, ma c’è sempre una cosa su cui possiamo contare, una costante, ovvero le persone che amiamo. Una metafora spesso attribuita alla vita è una montagna russa, breve, intensa, divertente, paurosa, imprevedibile e per la quale vale la pena aspettare (le file a Disneyland sono infinite). Durante il corso della nostra vita, ci sono momenti in cui ci sentiamo al settimo cielo (quindi sulla cima della montagna russa) e sentiamo che tutto è possibile. Però, ci sono anche dei momenti in cui precipitiamo e ci troviamo sul fondo della montagna. Una certezza c’è: ad un certo punto finirà. Ma come ci sentiremo in quel momento? Felici? Soddisfatti? Sollevati? Chi può dirlo. Tuttavia, non soffermiamoci sulla fine, che è inevitabile. Piuttosto, pensiamo al “durante”. Per me, la metafora della montagna russa è molto rappresentativa dei vari momenti della nostra vita, i quali non sono lineari e statici. Come aveva detto mio padre quella sera, la felicità e la tristezza sono effimere, quindi non possiamo contare sul fatto di essere sempre felici. Ma le persone a cui teniamo restano quando tutto il resto sembra effimero. I vari rapporti che abbiamo con le persone sono una costante della nostra vita. Sempre prendendo l’esempio della montagna russa, io personalmente non ci salirei mai se non accompagnata da qualcuno che ho a cuore. Stare con quella persona rende l’avventura più divertente e mi sento come se potessi affrontare qualsiasi cosa, le salite, le curve e le discese. E in ogni momento so che posso stringergli la mano.
“La sua vita è trasfusa nella mia”, dice Seneca a proposito della moglie, Paolina in una delle sue Lettere a Lucilio. Questa frase mi ha molto colpita e mi ha fatto riflettere. Essa sottolinea come le nostre vite possono essere connesse e intrecciate e ciò può essere considerato sia come una debolezza, ma anche come un punto di forza. Oppure entrambi. Sapere che i nostri comportamenti, azioni e decisioni non influiscono solo sulla nostra vita, ma anche quella di chi ci ama, può essere spaventoso, ma anche confortevole. Seneca riporta un episodio della sua vita in cui racconta di aver avuto un malessere, ma lo stava ignorando e trattando superficialmente. Però, l’intervento della moglie preoccupata gli ha fatto aprire gli occhi sul fatto che la sua decisione non avrebbe arrecato danno solo a lui, ma anche a lei. Perciò lui ha accettato di curarsi non solo per se stesso, ma anche per l’amata. La vita è effimera, ma non il suo amore, perciò si curerà.
Alle medie avevo due amiche strette: eravamo legate da una lunga e forte amicizia che ha attraversato sia momenti belli che brutti. Non potevamo essere più diverse; ciononostante non riuscivamo a fare meno l’una dell’altra. Efrosini e Zeina. Così si chiamavano. La prima era greca, nata e cresciuta ad Atene, la seconda proveniva dall’Egitto. Entrambe avevano modi diversi di percepire l’amicizia: per una era una debolezza, per l’altra un punto di forza. Efrosini diceva spesso che lei era la protagonista della propria vita, e nessuno poteva dirle cosa fare. Per lei le persone erano importanti fino ad un certo punto e l’influenza che esse avrebbero potuto avere sulla nostra vita era limitata. “Se io faccio qualcosa e prendo una decisione, lo faccio per me, senza tenere conto degli altri” diceva spesso. “Permettere alle persone di entrare nella nostra vita è un grande rischio che non vale la pena correre: come le persone entrano nella nostra vita, così escono”. Per un periodo ero d’accordo con lei. Un giorno però, ebbi una lunga conversazione con Zeina: mi raccontò molte difficoltà e sfide causate dalla sua vita disagiata. “Non so come continui ad andare avanti” dissi scioccata. “Hai una forza e resilienza lodevole. Io non credo che ce l’avrei fatta” dissi onestamente. Zeina mi sorrise amaramente “per andare avanti non mi concentro sulle cose brutte della mia vita, tanto prima o poi cesseranno. Invece mi concentro su tutte le cose belle, a partire dai libri, i film, il cioccolato e soprattutto la mia famiglia. Se c’è una cosa per cui vale la pena vivere, sono loro”. Io rimasi interdetta e fiera della maturità della mia amica. “Il giorno in cui ho conosciuto te ed Efrosini, ho trovato un’altra cosa per cui vale la pena vivere”. Questa è probabilmente la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto. Quel giorno ho capito quanto la presenza di una persona possa influire positivamente sulla vita di qualcuno. Sono convinta che si possa attraversare qualsiasi difficoltà se ben accompagnati. La felicità, la tristezza e la vita stessa sono effimere, su questo non c’è dubbio. Tuttavia l’amore, il supporto e la presenza di qualcuno che ti vuole bene, no. A volte pure quella può mancare, ma se c’è, è un motivo in più per cui vale la pena vivere e goderci il rischioso, divertente viaggio, che noi chiamiamo vita.
La giostra della montagna russa è partita, quindi teniamoci forte e stringiamo la mano a chi amiamo.