Commento e traduzione in italiano di Lucia Calandrella, II G

Traduzione in inglese di Marjorie Dela Fuente, II G

εὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες

πρώονές τε καὶ χαράδραι

φῦλά τʼ ἑρπέτ’ ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα

θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν

καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·

εὕδουσι δʼ οἰωνῶν φῦλα τανυπτερύγων.

Prima di proporre una traduzione del frammento, in classe abbiamo lavorato ad un esercizio di traduzione contrastiva, analizzando alcune autorevoli e celebri traduzioni del passato.

La traduzione di Pascoli evoca un’immagine di quiete collettiva ed insiste molto su ciò, enfatizzandolo attraverso il contrasto tra gli esseri viventi e le loro varietà. La notte si inabissa anche nelle vette e nei gorghi più profondi del mare: immagini suggestive, pervase da un alone di mistero. L’utilizzo delle parole scelte ha, in qualche modo, anche lo scopo di riprodurre quegli unici suoni percettibili durante la notte: solo un leggero “fogliare” ed uno “strisciare” pari ad un fruscio. È, inoltre, particolarmente intrigante l’espressione “iridato mare”. La policromia del mare dovuta al contrasto tra il buio pesto e i raggi luminosi intermittenti: dunque il mare come un’iride dalle singolari sfumature.

Nella traduzione di Fraccaroli è in forte rilievo il senso di collettività, rapita dalla notte e immersa nella sua tranquillità. Non a caso utilizza, infatti, termini quali “famiglie”, “popolo” e tutti insieme dormono. L’espressione “hanno chiuse le ciglia” esprime un’immagine placida. Si potrebbe avanzare che dietro questa frase ci sia qualcosa che vada ala di là del sonno notturno, che indichi un sonno perpetuo…

Ad una prima lettura la traduzione di Quasimodo si caratterizza per un linguaggio dai suoni dolci come “cime”, “burroni”. C’è un senso di universalità: tutti si fermano e dormono durante la notte. Dormono quegli esseri più antichi e stravaganti, ma anche quelli all’uomo più familiari, quali gli “uccelli dalle lunghe ali” che, infatti, rappresentano il lato più leggiadro della natura, in contrapposizione con i “rettili” e la “nera terra”. Con il primo termine si riferisce, forse, a quegli animali troppo antichi da essere quasi mitici, proprio come i “mostri nel fondo del cupo mare”. Mentre la “nera terra” non è solo un riferimento ad una terra ricca, feconda, ma anche alla terra più misteriosa, che nasconde il lato oscuro della natura. Nella traduzione di Quasimodo è presente un “dormire” in più rispetto agli altri. Non credo questa ripetizione sia scontata: suggerisce un ritmo tranquillo e ammaliante che induca al sonno.

Gennaro Perrotta adotta una traduzione più letterale. Dunque, ciò che ci è presentato è un’immagine in cui sono fortemente messe in evidenza le qualità fisiche e corporee della natura attraverso la scelta delle parole. Di notte tutti dormono: dall’essere più maestoso a quello più insignificante, dalla vetta più alta all’abisso più profondo della Terra. Ritengo che qui il “dormire” sia solo un dormire. La contrapposizione che c’è tra la natura misteriosa e selvaggia e la notte contribuisce al senso di sospensione temporale che traspare dal testo. La scelta della parola “stirpi” non è casuale: rimanda a quelle creature antiche, quasi mitiche e striscianti, di cui però, forse, non abbiamo neanche un’idea certa delle fattezze. Perfino loro dormono.

Filippo Maria Pontani raffigura una notte tranquilla. Una notte silenziosa dove s’interrompe ogni battito d’ali risonante. Una notte illuminata solo dal chiaro della luna, che si specchia nel mare per questo “lucente”. Pontani sembra voglia comunicare che si è giunti nel momento della notte in cui si tocca l’apice di un sonno sublime. È fortemente sentita la sospensione in cui ci lascia la fine del testo, a qualcosa che deve ancora venire e che forse si scoprirà con il risveglio.

Nella traduzione di Aloni, dalle parole utilizzate scaturisce un ritmo fluido e tranquillo, analogo a quello del respiro durante il sonno. È una potente immagine evocativa di un paesaggio quieto e misterioso, dove governa un senso di collettività tra le varie creazioni della natura, viventi e non; tutte dedite al riposo. Senza dubbio qui l’autore predilige l’idea che governi una tranquillità, anche molto poetica, scegliendo, infatti, di utilizzare termini come “mare purpureo”.

Dormono le sommità dei monti e le gole,

i colli e i torrenti

e quante razze di rettili la profonda terra nutre

e le fiere montane e le specie di api

e i mostri negli abissi del mare notturno;

dormono le stirpi di uccelli dalle ampie ali.

The mountain peaks in slumber lie,

the valleys deep, the cliffs so high,

the gorges dark, the hillsides steep,

all the creeping creatures that the

dark earth keeps,

the beasts that roam the wild and free,

the honeyed kin of the busy bee,

the ocean’s monsters, hidden deep

beneath the waves of purple sweep.

And birds with wings outstretched so wide

they too now rest, their dreams untried.

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