di Scilla Volpe Simoncelli e Francesca Foddai

Da ormai tre giorni imperversano scontri tra strade di Tripoli e intorno al suo aeroporto fra le forze militari del generale Haftar e quelle del Government of National accord. Il conflitto ha già causato 58 morti, di cui sei civili, e oltre 250 feriti di cui nove civili.

La Francia ieri notte ha bloccato la richiesta dell’Unione Europea,rivolta al generale,  di interrompere l’offensiva contro la capitale. Inoltre ad almeno 500 famiglie è stato intimato di abbandonare le proprie case, che si vanno ad aggiungere agli oltre 5.000 profughi e si prevede un aumento del numero degli sfollati. La domanda che sorge legittima è dove andranno? Chi e come accoglierà questi nuovi migranti che chiedono ancora asilo politico, ma in numero largamente più consistente rispetto agli ultimi due anni? Come si pone l’Italia geograficamente ed umanamente coinvolta dalla vicenda? Il premier Giuseppe Conte si è così espresso: “Il succedersi degli scontri e l’aumento dei morti e dei feriti ma anche degli sfollati segnalano un concreto rischio di crisi umanitaria, che va scongiurato rapidamente. Quest’emergenza, con conseguenze sui flussi migratori, impone determinazione e rapidità di azione”. Forse è finalmente giunto il momento in cui l’Italia cessi di chiudere gli occhi sulla dolorosa esistenza di coloro che fino ad adesso vivevano dall’altro lato dello stesso mare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *