di Giacomo Voccia

Bretagna indice eccezionalmente le elezioni nel mese di dicembre, evento avvenuto per l’ultima volta nel 1923. L’eccezionalità del voto del 12 dicembre deriva infatti dal passaggio del deputato Philip Lee dal Partito Conservatore a quello Liberaldemocratico; questo gesto ha comportato la perdita della maggioranza assoluta all’attuale governo, composto dal Partito Conservatore e dagli unionisti nord irlandesi, e aggrava ulteriormente la delicata situazione politica del Paese, alle prese con la questione Brexit, che sembra non riuscire a trovare una soluzione accettabile da tutte le componenti del Parlamento. Per questo l’attuale Primo Ministro Boris Johnson, leader dei Tory dal luglio 2019, dopo aver tentato tre volte di indire elezioni anticipate tramite voto parlamentare ed esservi riuscito solo con l’approvazione di un apposito disegno di legge, mira ad acquisire una più ampia ed efficace maggioranza. Johnson spera, in questo modo, di far approvare un accordo riguardo la Brexit prima della scadenza della proroga concessa dall’Unione Europea fino al 31 gennaio 2020, nonostante la promessa non mantenuta di uscire entro il 31 ottobre 2019.

La Brexit mantiene la sua centralità indiscussa all’interno della scena politica, attorno alla quale ogni partito ha preso una decisione: i Conservatori puntano a far approvare l’accordo di Johnson; i Liberaldemocratici non vogliono la Brexit; il Brexit Party d’altro canto spinge per un’uscita senza accordo, la cosiddetta “Hard-Brexit”; i Laburisti di Corbyn portano avanti la possibilità di un secondo referendum per ridare voce alla volontà popolare, in quanto ritiene che sia necessario trattare di altri temi in maniera più urgente come l’economia e la gestione dell’immigrazione.

In particolare, due argomenti sono diventati appannaggio di un determinato partito: il Partito Laburista dà molto rilievo alla questione del Sistema Sanitario Nazionale, mentre i Conservatori si concentrano sulla lotta alla criminalità. Gli ultimi sondaggi della BBC danno come favoriti i Conservatori al 41%; i Laburisti, maggiori esponenti dell’opposizione, al 30%, supportati anche dai Verdi, dai gallesi di Plaid Cymru e dai nord irlandesi di Sinn Féin; i Liberaldemocratici al 15%, sebbene nelle passate elezioni abbiano toccato il proprio minimo storico riuscendo ad eleggere solo 8 candidati; il Brexit Party al 5%, che è riuscito a prendere il 30% alle ultime elezioni e che ha deciso di non candidarsi nei seggi vinti in precedenza dai Conservatori; infine il Partito Nazionale scozzese (4%), guidato da Nicola Sturgeon, alleata dei Laburisti, che vorrebbe indire un referendum concernente l’indipendenza della Scozia, e i Verdi (3%). Per quanto riguarda le modalità del voto, l’attuale sistema elettorale è un maggioritario con collegi uninominali, all’interno dei quali il candidato che riceve il maggior numero di voti viene eletto (meccanismo detto anche first-past-the-post). Dal risultato di queste elezioni si evincerà il futuro del tormentato processo di uscita dall’Unione Europea, che continua a rimanere dubbio ed incerto dopo 3 anni di trattative.

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