Questo 2020 dal punto di vista geopolitico non sta iniziando certamente nel migliore dei modi: proprio pochi giorni dopo Capodanno, il 3 gennaio, Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti, ha deciso di ordinare l’uccisione del più importante comandante militare iraniano, Qasem Soleimani. Questi, braccio destro dell’Ayatollah Khamenei, oltre ad essere stato probabile mandante dell’attacco del 29 dicembre all’ambasciata americana a Baghdad, era classificato dai dossier CIA come un pericoloso terrorista e nelle intenzioni americane la sua morte avrebbe liberato dalla minaccia di ulteriori attentati e spargimenti di sangue. «Abbiamo agito per fermare una guerra, non per iniziarla» ha dichiarato lo stesso Trump il giorno dopo l’avvenimento.  Quasi immediatamente l’Iran ha annunciato l’uscita dall’accordo sul nucleare, che limitava l’utilizzo dell’uranio in cambio della cessazione delle sanzioni da parte di Stati Uniti,che però avevano già abbandonato il patto nel 2018,e Unione Europea. I funerali di Soleimani a Teheran hanno visto la partecipazione di una folla immensa, che, al grido di “morte all’America”, ha accompagnato la processione funebre del generale. A causa della calca almeno 40 persone sembrano essere rimaste uccise.

 La paura di una nuova guerra ha rapidamente percorso numerosi stati, raggiungendo presto l’Europa e l’Italia, che ha molti soldati impegnati sul fronte iracheno. Su internet in questi giorni molti si sono addirittura allarmati per un ipotetico inizio della terza guerra mondiale e in America molti giovani sono corsi ad informarsi sull’età del reclutamento. Difatti la reazione iraniana non ha tardato ad arrivare. L’8 gennaio contro le basi americane in Iraq sono stati lanciati missili che però fortunosamente non hanno provocato nessun morto. Molto probabilmente i contingenti sono stati avvertiti prima dell’attacco proprio da Teheran, che quindi ha voluto sì rispondere all’aggressione statunitense ma che non pare aver intenzione di entrare in pieno conflitto con gli USA. I rapporti, già tesi, tra Stati Uniti e Iran si erano seriamente incrinati quest’estate con un attacco a delle petroliere nel golfo dell’Oman. La partita che si gioca in Medio Oriente ha infatti una grande importanza a livello economico; l’Iran è uno dei primari produttori di petrolio al mondo e una sua instabilità danneggerebbe soprattutto i paesi come l’Italia che, a differenza degli Stati Uniti, non hanno un’indipendenza energetica.

L’azione di Trump è stata giudicata da molti avventata, inutile e pericolosa. I militari americani senza dubbio hanno agito in un momento particolare della presidenza del repubblicano. Incalzato dall’imminente inizio del processo per l’impeachment, Trump, secondo alcune ipotesi avrebbe dato l’ordine di attacco spinto da motivazioni legate più alla politica interna che a quella estera, anche e soprattutto in vista delle elezioni di novembre 2020.

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