di Gian Claudio Bertolotti, I F
Nel nostro Paese (e nel resto dell’Europa) i consumatori da tempo lamentano che gli investimenti finanziari online sono gravati da numerose elevate e spesso “occulte” commissioni.
Tuttavia, tale situazione pare destinata a cambiare. Nell’ottobre 2019, infatti, il gruppo Fidelity, la nota multinazionale statunitense di servizi finanziari che gestisce asset per un valore complessivo di $6,38 trilioni (e che rappresenta il quarto più grande gestore al mondo di fondi comuni e di fondi pensione, dopo Vanguard group [Group, con la “g” maiuscola], Charles Schwab, TD Ameritrade), ha deciso di azzerare le commissioni sulle proprie piattaforme di trading online, scatenando così una vera e propria guerra sui costi di commissione nell’industria del risparmio, applicando per la prima volta la filosofia del “costo zero” alle compravendite online di azioni.
Più nello specifico, Fidelity Investments ha smesso di addebitare commissioni ai singoli investitori su operazioni online di titoli statunitensi, fondi negoziati in borsa e operazioni su opzioni, venendo successivamente seguito anche da broker specializzati come Charles Schwab, TD Ameritrade e ETrade Financial.
Prima di tale “mossa”, Fidelity era solita addebitare 4,95 dollari per le negoziazioni di azioni online. Va detto che l’azzeramento delle commissioni interessa anche il trading sugli ETF (Exchange traded funds, titoli che rappresentano l’andamento di un intero segmento industriale ovvero di un mercato o di una borsa nazionale).
Ciò si colloca in una tendenza e in un sistema che puntano ad abbattere i costi sulle transazioni e sulla gestione di prodotti finanziari già in atto da alcuni anni.
Questa rivoluzione era stata avviata da una start up di Silicon Valley (“RobinHood”), che nel 2013 lanciò per la prima volta una piattaforma a costo zero per le contrattazioni di trading online.
Fidelity non è rimasta isolata nella scelta di azzerare le commissioni per il trading online, in un settore in cui le società puntano alla conquista di nuove fette di mercato.
Dopo la decisione di Fidelity, infatti, anche il colosso statunitense, Vanguard, che ha masse amministrate per 5700 miliardi di dollari a livello globale, ha deciso di applicare tale azzeramento: una decisione, questa ultima, che estende la gratuità delle commissioni di intermediazione che era già stata decisa nel 1977 per i fondi comuni di investimento.
Anche gli investitori italiani potranno iniziare a trarre beneficio dalla “guerra alle commissioni”, dal momento che la stessa Vanguard ha deciso di ridurre le commissioni sui propri ETF distribuiti in Italia e nel resto dell’Europa.
Il dato è di un certo rilievo perché conferma che, ancora una volta, la concorrenza fra imprese può generare ricadute positive per i consumatori (e in particolare, in questo caso, per i piccoli risparmiatori) vieppiù nel settore del risparmio gestito.