VIrus, Coronavirus outbreak ,contagious infection

di Gian Claudio Bertolotti, I F

Scoperto intorno alla fine del 2019, il cosiddetto coronavirus è stato paragonato alla SARS, e ha un tasso di mortalità ancora incerto, a causa della scarsa conoscenza della malattia e della velocità con cui si propaga. Sfortunatamente tale virus, oltre a colpire il singolo individuo, ha comportato sull’economia globale conseguenze drammatiche e gli scenari a cui stiamo assistendo sono molto preoccupanti.

La Cina, già indebolita dalla guerra commerciale con Trump, è di certo la vittima principale dell’epidemia, anche sul fronte economico, con oltre 50 milioni di persone che a tutt’oggi sono in quarantena e migliaia di fabbriche chiuse. La Cina rappresenta circa un terzo della crescita globale, con una quota percentuale superiore a quelle di Stati Uniti, Giappone ed Europa messe assieme: essendosi originato in questa Nazione, il virus potrebbe avere un impatto negativo sul Pil mondiale anche superiore all’1,8%, bloccando una crescita globale stimata entro la fine del 2020 del 2,8%.

Come dimostrano i fatti di questi giorni, però, il Covid 19 non è più una calamità circoscritta alla Cina, dal momento che si sta diffondendo in tutto il mondo.

Analizziamo la situazione italiana fortemente incisa dalla crisi cinese e dalla diffusione del Covid 19. Oggi l’Italia conta 63.297 casi con 6.077 decessi; conseguentemente il Governo ha dovuto attuare drastiche misure di contenimento del virus, chiudendo scuole e locali aperti al pubblico (cinema, teatri, palestre) e limitando la circolazione sul territorio nazionale, provvedimenti che, nei prossimi mesi, saranno di forte impatto sull’economia del Paese. Quando l’economia mondiale si “ammala” e quella interna si arresta, infatti, l’Italia rischia il collasso.

I due settori italiani che probabilmente soffrono e soffriranno di più sono turismo e l’export, in particolar modo di beni di lusso, entrambi di grande importanza. Iniziamo dal turismo, che doveva proprio quest’anno celebrare l’apoteosi dei viaggiatori dalla Cina dopo un 2019 da record con 5,3 milioni di presenze: quarantene e blocco dei voli stanno, sia danneggiando il nostro turista principale, l’Asia, sia scoraggiando i visitatori provenienti dal resto del mondo.

Ad esempio, solo a Firenze e provincia si stima un crollo di presenze pari a 400 mila unità fino a fine giugno, ipotizzando una perdita pari a mezzo milione di turisti cinesi. Anche il lusso avrà grosse difficoltà: gli acquisti del settore hanno come protagonisti in larga misura i cinesi che rappresentano il28% dei consumatori, per un ammontare di 462 milioni di euro.

In definitiva, visto che pochi saranno i turisti in transito in Italia e che le esportazioni in generale conosceranno un periodo “buio”, bisogna preoccuparsi: i dati diffusi a fine 2019 dalla Banca d’Italia informano che alle attività turistiche sono direttamente riconducibili oltre il 5 %del PIL e oltre il 6% degli occupati del Paese; mentre il peso delle esportazioni sul PIL è superiore a 30%. Ai tempi del Covid 19, l’unico dato positivo si registra sul fronte della produzione di prodotti sanitari e medici: l’aumento della domanda di mascherine specializzate e kit di rianimazione causerà l’intensificarsi della produzione di settore e, probabilmente, nuove assunzioni di lavoratori da parte delle aziende interessate.

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