di Maria Letizia Salvo
La grande sfida dell’arte figurativa è quella di essere in grado di raccontare un solo attimo di una storia, un istante brevissimo. La meraviglia sta tutta nella scelta di quale: l’artista decide consapevolmente quale momento rappresentare, fermandolo nel tempo e nello spazio per l’eternità. E quale è la conseguenza di questa scelta tanto importante? L’effetto che l’opera riesce a comunicare a chi la osserva.
Ed ancora più determinante è questa scelta quando la storia da ritrarre ha in sé un cambiamento irreversibile, uno stravolgimento. La fenomenale accortezza dell’artista è di rendere con una sola immagina una narrazione intera.
Apollo e Dafne di Bernini, una
delle sculture più interessanti di tutta la storia dell’arte.
Apollo, dopo aver ucciso coraggiosamente il serpente Pitone, si rivolse a
Cupido, dio dell’amore, vantandosi della sua impresa e accusandolo di non
essere in grado di poter compiere un’impresa simile. Cupido quindi, per
vendicarsi di un tale affronto, preparò due frecce: una d’oro, capace di far
innamorare immediatamente chi l’avesse ricevuta, un’altra di piombo, capace
invece di respingere tale amore. Così Cupido colpì Apollo con la freccia d’oro
e Dafne con quella di piombo; Il primo quindi si innamorò della bellissima
ninfa, la quale spaventata fuggì da lui nel bosco. Ma Apollo, più veloce di
lei, riuscì a raggiungerla. Dafne rivolse un’ultima preghiera a suo padre
Peneo, implorandolo di essere trasformata in qualsiasi oggetto pur di non
finire tra le braccia del dio Apollo; la ninfa così si trasformò in un alloro, prima le sue mani e i suoi capelli,
poi i suoi piedi iniziarono a trasformarsi in foglie, rami e radici. Così la
fanciulla divenne un albero, e Apollo, abbracciando il suo tronco, fece in modo
che l’alloro diventasse a lui sacro.
La scultura del Bernini, oggi
conservata nella Galleria Borghese, è una fenomenale rappresentazione di questo
mito. L’artista ha scelto di fermare il momento culminante della storia, la
trasformazione di Dafne. Il gruppo scultoreo, a tutto tondo, è un miracolo
artistico: i due personaggi sono colti proprio nell’attimo cruciale. Apollo ha
appena posato le sue mani sulla ninfa e cerca sempre più di avvicinarsi a lei,
ma ha il volto sorpreso e preoccupato perché sta osservando l’inizio della sua
trasformazione; Dafne invece ha il corpo inclinato, come cercando di
allontanarlo il più possibile da quello del dio, e le sue mani stanno prendendo
la forme delle foglie dell’alloro, così i suoi capelli, e i piedi sono ormai
radici.
La scultura è sorprendente, soprattutto nella sua composizione: girandoci
attorno, è possibile notare uno alla volta sempre più dettagli, sempre più
inattesi e quindi eccezionali.
Questo è solo un esempio, forse il più indicativo, della sintesi miracolosa che è l’arte: incastrare in una esperienza sensoriale l’immensità di un messaggio.