di Alberto Liverani, II F
Dal 1° gennaio 2021 Stefano Domenicali ha assunto il ruolo di presidente e amministratore delegato della F1, prendendo il posto di Chase Carey. Domenicali ha rivestito, all’apice della sua carriera in Ferrari, il ruolo di team principal fino al 2014; dopo aver risollevato negli ultimi tempi, in qualità di CEO, la Lamborghini, incrementandone le vendite, è stato chiamato da Liberty Media a guidare la F1 in un’epoca di transizione. La crisi economica dovuta al Covid-19 ha nettamente diminuito i guadagni, rischiando seriamente di mettere in ginocchio le squadre più piccole, nonostante la dirigenza sia riuscita a mettere in piedi per la stagione 2020 un calendario di 17 gare. La mancanza del pubblico negli autodromi ha inciso sui ricavi e la strategia per gli anni a venire è di tagliare le spese. Dal 2022, infatti, le auto di tutte le scuderie avranno più pezzi in comune e lo sviluppo di alcuni di essi sarà bloccato. Per ridurre le ore in galleria del vento , è stato concesso più tempo alle scuderie giunte a fine campionato nelle posizioni più basse della classifica, mentre i team arrivati in alto avranno meno tempo a disposizione per testare nuove soluzioni aerodinamiche. È stato congelato lo sviluppo di molti componenti delle vetture e le squadre, utilizzando i gettoni (token) concessi, hanno avuto la possibilità di intervenire solo su uno o due di essi al massimo. Inizialmente era stato deciso che il motore, fortunatamente per la Ferrari, sarebbe stato esentato dal congelamento fino al 2023, mentre un nuovo tipo di power unit, più economico, ecologico, semplice e quindi appetibile per l’entrata di nuovi motoristi, sarebbe stato introdotto nel 2026. Queste condizioni sarebbero state ottimali per la Rossa, dovendo la Scuderia ricostruire il motore da capo per rispettare le norme della FIA, creandone uno che secondo Mattia Binotto non dovrebbe essere il meno potente nel 2021. Tuttavia, come un fulmine a ciel sereno, la Honda, che fornisce i motori a Red Bull e Alpha Tauri, ha annunciato che a fine 2021 lascerà il circus. In queste circostanze i due tori non avrebbero potuto sviluppare l’engine nel 2022, ma Christian Horner e il Dottor Helmut Marko, rispettivamente team principal e consigliere di Red Bull, si sono dati da fare per congelare lo sviluppo dei motori un anno prima di quanto pattuito in precedenza, allo scopo di poter mantenere il motore nipponico. Si è giunti dunque a un compromesso e nella riunione della F1 Commission, i delegati delle squadre e i vertici della F1 hanno votato all’unanimità, bloccando lo sviluppo dei motori a fine 2021 e introducendo il nuovo motopropulsore con un anno in anticipo, nel 2025. Il 15 febbraio la Red Bull ha comunicato ufficialmente che continuerà a correre con i motori giapponesi e che sta attrezzando il proprio quartier generale proprio per rilevare le infrastrutture Honda per proseguire in proprio il lavoro che veniva eseguito a Sakura; questa nuova divisione è stata nominata Red Bull Powertrains Limited.
Rimanendo in tema di spending review, è interessante osservare che è stato istituito un gruppo di lavoro per valutare se aggiungere in futuro un salary cap, un tetto limite di spesa di 30 milioni di sterline per gli stipendi di piloti e manager, oltre al budget limitato per le scuderie.