A febbraio 2020, l’ex premier Giuseppe Conte non risparmiava interviste in collegamento dalla sala di coordinamento della Protezione Civile e si avviava ad essere una delle personalità politiche più amate dagli italiani, secondo giornali, televisioni e media vari. Un anno dopo, a febbraio 2021, l’unica immagine di Conte che circola ancora è quella del suo commosso saluto ai dipendenti di Palazzo Chigi, seguito da un lungo applauso. Conte, in poche parole, sembra essere già stato dimenticato: si è passato oltre, senza aver avuto neanche il tempo di metabolizzare il cambiamento. L’uomo del momento ora si chiama Mario Draghi, invocato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a risollevare le sorti dell’Italia. E come quando un anno fa Conte cominciava ad essere idolatrato come il comandante in capo più coraggioso e carismatico che l’Italia potesse desiderare, ora il nuovo presidente del Consiglio Draghi sembra avere lo stesso seducente fascino del suo predecessore. Per avere una conferma di ciò basta dare un’occhiata alle prima pagine dei quotidiani nazionali: “Così ricostruiremo il paese”, Repubblica 14/2, “Nasce un gran governo del cambiamento”, Il Foglio 13/2, “Un governo per la ripartenza”, Il Messaggero 13/2, “Fine dei dilettanti”, Il Giornale 13/2, “Task Force Draghi”, Repubblica 13/12. Basta però andare un po’ più a fondo per notare che in larga parte questa super “task force” Draghi è composta da famigerati ex ministri del Conte II, quelli che con un meraviglioso capolavoro machiavellico il senatore di Italia Viva Matteo Renzi voleva mandare a casa. Il “governo del cambiamento” che annunciava il Foglio ha come ministro della Salute Speranza, lo stesso dello scorso governo, e come ministro degli Esteri Luigi Di Maio, anche lui nella squadra di Conte e leader de facto dei 5 Stelle, ovvero i “dilettanti” di cui annunciava la fine il Giornale. In tutto ciò il Pd governa con la Lega dell’odiato Salvini e i 5 Stelle con Forza Italia del pluricondannato Berlusconi.

Insomma, con velocità incredibile Conte sembra essere passato da sconosciuto professore di diritto a premier popolarissimo e amatissimo, per poi tornare ad essere lo sconosciuto professore di prima. Ugualmente, Draghi, da banchiere diabolico servo dei poteri forti, si è trasformato nel nuovo salvatore della patria, sostenuto persino dalle forze politiche che fino a ieri erano le più intransigenti, M5S e Lega. Vista la volubilità della situazione politica, la domanda da porsi è: quanto tempo ci metterà Draghi a rivestire di nuovo i panni del diabolico banchiere? Non si può sapere, ma per ora godiamoci l’apologia che ne fanno politici, giornali e tv, nella vana speranza che la prossima volta nel giudicare un governo si usi più equilibrio, più misura.  

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