di Cecilia Andreozzi

Ormai da un anno l’epidemia Covid 19 è diventata protagonista delle nostre vite, costringendoci ad un cambiamento radicale delle nostre abitudini. Tutti ed in tutto il mondo ne abbiamo ovviamente risentito, abbiamo conosciuto la paura e lo sconforto. Le persone più anziane sono state considerate sin da subito le più fragili a livello clinico, eppure quando parliamo di fragilità, soprattutto in un periodo così particolare non possiamo non considerare le conseguenze che la pandemia ha generato in ognuno di noi, in particolare in coloro che sono nel pieno del loro percorso di crescita. Parliamo dei bambini e degli adolescenti, coloro che sono stati definiti i “dimenticati dal mondo”. Un nuovo studio portato a termine il 10 Febbraio 2021 su Proceeding of the National Academy of Sciences si è occupato di analizzare nello specifico gli effetti della pandemia e delle misure restrittive sui più giovani che, seppur non a livello clinico, ma psicologico, si sono rivelati piuttosto preoccupanti. Osea Giuntella, assistant professor of Economics alla University of Pittsburgh, dopo aver analizzato i dati raccolti, ha dichiarato che l’aumento dei sintomi depressivi tra gli studenti sia incredibilmente cresciuto. Allo stesso tempo è stato inevitabile notare un crollo dell’attività sportiva da parte dei giovani (da una media di 10 mila passi al giorno, a meno di 5 mila passi al giorno), mentre appare aumentato vertiginosamente il tempo medio trascorso davanti allo schermo, passando da una media di 2 ore al giorno ad una di 5 ore al giorno (senza tener conto delle ore trascorso su dispositivi elettronici a causa della didattica a distanza). La ricercatrice, esperta di economia sanitaria, negli ultimi anni ha dedicato il suo lavoro proprio ai comportamenti e i rischi corsi dai giovani, cercando di incentivarli ad assumere abitudini più salutari e analizzandone gli effetti sia sulla loro salute mentale sia fisica, ma anche a livello accademico e tutti i dati analizzati e raccolti durante il periodo pandemico si sono rivelati disastrosi, ma ciò che ha colpito maggiormente la ricercatrice è stato proprio il peggioramento graduale della salute mentale dei giovani, le enormi differenze in loro rilevate tra subito prima della pandemia e il primo periodo di lockdown, parlando di un vero e proprio “deterioramento della salute mentale”.  I giovani presi in analisi sono stati 682, tutti studenti universitari e l’aumento di sintomi depressivi registrato è stato del ben 60%, in particolare: il senso di solitudine, difficoltà nel mantenere alta la soglia d’attenzione, la perdita della speranza del futuro e l’aumento di pensieri negativi. I ricercatori si sono, dunque, mostrati perplessi, eppure, hanno affermato con certezza che questo è solo il punto di partenza per proseguire nei loro studi che hanno la finalità di proteggere la salute mentale di quella che è ormai considerata una generazione a rischio.

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