di Leonardo Bechini

Il Dune di Denis Villeneuve ha il delicato compito di catturare sia l’attenzione degli spettatori che mai hanno sentito parlare dell’opera originale, diretta dal celebre David Lynch nel ’84, sia quelli che conoscono invece a menadito le faide familiari intergalattiche della famiglia Atreides. Sin dai primi minuti, l’incipit del film ci immerge in un universo distante migliaia di anni, un mondo magnifico e pericoloso, a tratti molto cupo, in cui vengono tratteggiati i personaggi che si muovono al suo interno.
in un futuro dell’umanità non meglio identificato, il duca Leto Atreides (Oscar Isaac) accetta la gestione del pianeta di nome “Arrakis”, noto anche con il nome di Dune. Questo mondo custodisce la fonte della sostanza più preziosa dell’universo, chiamata “la spezia”, una droga che in grado di allungare la vita, oltre a fornire abilità mentali straordinarie. Leto intuisce da subito che il suo nuovo compito su Arrakis è in realtà una trappola tesa dai suoi avversari, ma, nonostante il pericolo, decide di partire ugualmente per il pianeta, accompagnato dalla sua concubina Lady Jessica (Rebecca Ferguson), dal giovane figlio Paul (Timothée Chalamet) e da alcuni fidati consiglieri. Il compito legato all’estrazione della spezia è reso ancora più complesso dalla presenza di enormi vermi delle sabbie e l’incontro con il popolo nativo di Arrakis, i Fremen, cambierà il destino degli Atreides per sempre.
Nonostante una certa lentezza di fondo, la storia che ci accompagna per tutto il film risulta in tutto e per tutto fedele a quella del romanzo di Frank Herbert, e in grado di non tralasciare la mole di informazioni, che poteva tranquillamente perdersi per strada durante il “trapasso” da libro a film. Il film sembra mostrare il fianco alle critiche quando si cerca di identificarlo come opera a sé stante: raccontare un universo narrativo caratterizzato da decine di personaggi, casate e pianeti, condensate in un unico film, rende Dune pura fantascienza. Invece troviamo riscontri positivi per quanto riguarda il cast: Timothée Chalamet si dimostra un attore in costante crescita, pronto a sobbarcarsi un ruolo da protagonista realmente impegnativo e di spessore, affianco a lui da notare abbiamo le notevoli interpretazioni di Josh Brolin (nei panni di Gurney Halleck), Zendaya (nel ruolo di Chani), Stellan Skarsgård (nei panni del barone Harkonnen), Dave Bautista (nei panni dell’imponente Glossu ‘Beast’ Rabban), Jason Momoa (Duncan Idaho) e, ultimo ma non meno importante, Javier Bardem (Stilgar). Se da un lato, quindi, il primo atto delle avventure di Paul Atreides è una pellicola che rischierà di apparire pesante allo spettatore casuale, dall’altra per chi ama il romanzo e il genere è difficile non considerarlo come un sapiente tentativo di proporre dell’ottimo cinema, in un momento storico in cui spesso l’intrattenimento fine a sé stesso è sinonimo solo di grandi incassi al botteghino.

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