di Alberto Liverani, III F

Al termine del mondiale, ora che la F1 vive il suo trimestre di pausa invernale, si può procedere ad un’analisi della stagione appena conclusa. Il 71° campionato di F1 è stato a dir poco memorabile, paragonabile a quelli noti per le rivalità di Lauda-Hunt, Senna-Prost, Vettel-Alonso, una stagione da molti definita un “copione degno di Hollywood”.

Pur nelle controversie dell’ultima gara e non solo, Max Verstappen ha meritato pienamente la vittoria del campionato e si è dimostrato senza dubbio uno dei migliori piloti di sempre di F1: veloce nel giro secco, abilissimo nel preservare intatte le gomme, spietato nei sorpassi e nella difesa, dotato di un’intelligenza tattica da fuoriclasse, come nelle indicazioni fornite in un noto team radio in cui suggeriva alla squadra la strategia da far seguire al suo compagno Pérez per contrastare Hamilton.

Pur non avendo vinto il campionato costruttori, la Red Bull ha lavorato come squadra per portare il suo pilota alla vittoria. Senza la straordinaria difesa di Pérez su Hamilton nell’ultimo GP, senza le ottime strategie, senza i perfetti pit stop, senza il lavoro al simulatore da parte di Alexander Albon, il 24enne olandese non ce l’avrebbe mai fatta.

Se si volesse vedere un qualche intervento degli dèi delle corse tanto invocati da Christian Horner, team principal della Red Bull, lo si potrebbe individuare nel fatto che Hamilton abbia pagato lo scotto del mondiale del 2008, vinto contro il ferrarista Felipe Massa grazie a un fortuito sorpasso all’ultima curva su un Timo Glock non padrone della propria vettura dotata di gomme da asciutto su pista bagnata.

È innegabile che il mondiale sia stato apparecchiato da Liberty Media e dalla FIA per tenere incollati gli spettatori ai teleschermi; la gestione del direttore di gara Michael Masi e degli steward è stata fortemente criticata da entrambe le squadre contendenti al titolo più volte: si noti infatti quanto spesso Masi e i commissari abbiano dovuto rispondere alla stampa del loro operato in merito a penalità, safety car e bandiere rosse.

Le immagini televisive delle cuffie distrutte dal TP Mercedes hanno mostrato quanto non sia stato sportivo Toto Wolff; anche la mancata presenza di Hamilton, della Mercedes W-12 e dei principali delegati alla cerimonia di premiazione FIA di Parigi per il ritiro del secondo premio non è stato un comportamento esemplare.

Per quanto riguarda il duello McLaren-Ferrari, la casa di Maranello ha ritrovato il podio con terzo posto nella classifica costruttori. Carlos Sainz, di cui erano già state menzionate le qualità su questo sito, ha ripagato la fiducia della Scuderia, posizionandosi 5° nella classifica piloti, il cosiddetto “migliore degli altri”, battendo addirittura il beniamino dei ferraristi Charles Leclerc, che ha chiuso in 7a piazza. L’obiettivo 2021 è stato raggiunto e la Ferrari aspira a tornare competitiva nel 2022, sfruttando il più grande cambio di regolamento della storia di questo sport. Mattia Binotto, TP della Rossa, si muove tuttavia come suo solito con i piedi di piombo, avendo dichiarato che il suo prossimo obiettivo non sarà quello di vincere il mondiale, ma semplicemente di tornare nelle posizioni degne del nome Ferrari.

Non ci resta dunque che augurarci una prossima stagione altrettanto emozionante ed equilibrata e magari con qualche sorpresa, come il ritorno ai vertici di scuderie che negli ultimi anni sono rimaste nell’ombra.

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