di Maria Elena Blanda, Alice Giallombardo, Lidia Pini Prato
La mostra “I marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, è allestita presso villa Caffarelli al Campidoglio, mostra una scelta di 92 opere dal Museo Torlonia, fondato originariamente dal Principe Alessandro Torlonia nel 1875.
La collezione comprende 620 sculture provenienti in parte da scavi, in parte da collezioni più antiche. Il Museo Torlonia si presenta così come una collezione di collezioni, in cui una raccolta del Sei o Settecento racchiude in sé pezzi provenienti da collezioni ancor più antiche.
Il percorso della mostra si snoda all’indietro nel tempo in cinque Sezioni:
Sezione I, la quale intende evocare il Museo Torlonia in alcune delle sue componenti più significative come la statua di Germanico in bronzo scavato nel 1874, tre ritratti (la Fanciulla, Eutidemo e il Vecchio) e infine 20 busti della galleria di ritratti imperiali.
Sezione II, offre una scelta di marmi da scavi Torlonia del secolo XIX, che presenta due eccezionali rilievi uno dalle pendici dell’Acropoli di Atene, l’altro con la veduta di un porto con navi con resti di policromia. Anche due sarcofagi dalle necropoli della via Appia e della via Latina, tre atleti, il gruppo di Eirene e Ploutos, due statue di un Satiro e di una Ninfa trovate insieme.
Sezione III, la quale si divide in tre Sale, mostra alcune delle più importanti sculture del secolo XVIII della Villa Albani e Studio Cavaceppi. Nella prima Sala sono esposti sulla parete un rilievo con tre figure del mito greco e al centro è presente la grande Tazza con le Fatiche di Ercole. Nella seconda Sala sono presenti due nuclei settecenteschi come il Nilo, due grandi vasi, una Caritiade, un sarcofago con Dioniso in India e un Tolomeo. Nella terza e ultima Sala sono collocati Ulisse sotto il Montone e i due Guerrieri, per uno dei quali è documentata la firma dello scultore greco Philoumenos, che forse fu autore di entrambe figure.
Sezione IV, prendono posto alcune sculture dalla raccolta Giustiniani del secolo XIX, che alludono al gusto per le narrazioni e le curiosità erudite come una replica del Fanciullo che strozza l’oca e una coppia di marmi restaurati e integrati in modo da rappresentare la storia di Apollo che scortica Marsia. In questa sezione ci sono anche il Satiro, restaurato e integrato come busto; un erudita parata di ritratti, la quale si dispiega in sequenza cronologica dei personaggi rappresentati, ma anche nella varietà dei materiali e nella mescolanza di busti integri, restaurati e rifatti “all’antica”; sulla parete di fronte si possono osservare una coppia di Coniugi romani al centro, fiancheggiata da due Teste di Medusa e dalle statue di Afrodite con Eros e di Meleagro; un Guerriero inginocchiato, restaurato secondo uno schema raffigurato in un disegno di Raffaello; due Afrodite accovacciate, di cui una integralmente rifatta da Pietro Bernini; il Caprone, la cui testa aggiunta da Gian Lorenzo Bernini e molte altre opere fanno parte di questa bellissima e importante sezione.
Sezione V, presenta uno dei pezzi più significativi della mostra: la Tazza Torlonia, documentata da disegni d’artista sin dal 1480 in una chiesa di Trastevere. Ai lati di essa, s’innalzano due monumentali sarcofagi, entrambi testimoniati sin dal Cinquecento nel Palazzo Savelli, il primo è un sarcofago a colonne con Fatiche di Ercole e coperchio con coppia di defunti distesa, mentre l’altro è un sarcofago strigilato con leoni. Sono esposti anche una statua di fiume, restaurata come Nilo, una Venere, in realtà replica della celebre Venere Medici ed infine un’Atena, simile a una statua Giustiniani dalla raccolta del cardinal Rodolfo Pio da Carpi. Ed infine in questa sezione si possono trovare una testa di guerriero nota come Atena Cesarini, un ritratto di un filosofo, interpretato e integrato come Crisippo e una Baccante, proveniente come l’Atena dalla collezione del cardinal Rodolfo Pio da Carpi.
La parte finale dell’esposizione, si conclude con un Epilogo dell’intera collezione, dove è esposto un Ercole, ricomposto da frammenti antichi, rilavorati o moderni, derivanti da due statue diverse, con integrazioni ulteriori in sede di restauro. Lasciando in vista i 112 frammenti, in marmi diversi, di questa statua composita, si è inteso esemplificare quanto complesso e radicale, possa essere stato in passato il lavoro di restauro delle antichità.
Infine l’imponente catalogo del Museo Torlonia, posto sopra un ripiano di porfido.