di Antonio Montesano

Quella andata in onda quest’anno è la settantaduesima edizione del Festival di Sanremo, un evento entrato a fare parte della tradizione italiana, ben al di là di un semplice festival della musica. Bisogna sottolineare come e quanto il festival sia cambiato nel corso degli anni, in considerazione della crescente attenzione rivolta agli artisti più giovani e al rispettivo pubblico, e dell’interesse rivolto ad argomenti d’attualità. Ho raccolto il parere di alcuni miei coetanei e, inaspettatamente, la maggior parte di loro segue il Festival con interesse o, quantomeno, è curioso di scoprire cosa accade durante le varie serate. Il Festival è una gara canora, ma allo stesso tempo è un palcoscenico su cui si alternano diversi ospiti in grado di intrattenere un pubblico di tutte le età. A fare da mattatori al teatro dell’Ariston sono stati Fiorello, con la sua ironia e le sue indiscusse abilità musicali, e Checco Zalone, a cui per la prima volta in carriera sono state rivolte delle critiche per l’eccessiva leggerezza con cui ha trattato un tema molto delicato come la transfobia. Il comico pugliese è stato infatti giudicato inopportuno dalla stessa Drusilla Foer, attrice e performer i cui panni sono vestiti da Gianluca Gori, che ha sensibilizzato il pubblico sul tema nel corso del suo intervento nella terza serata. A sottolineare il ruolo culturale del Festival è stato anche il monologo di Lorena Cesarini, attrice italiana, che ha ricordato come il razzismo sia ben presente nella nostra società e riguardi tutti noi, indipendentemente dall’estrazione sociale o dalla posizione economica. Chi sembra essere in un periodo d’oro e in grado di raccogliere consensi unanimi sono i Måneskin, i campioni in carica, accolti da Amadeus e dal pubblico come delle vere e proprie star. Il loro percorso è iniziato pochi anni fa e in breve tempo hanno raggiunto una fama di livello mondale, dando lustro al rock italiano. Venendo alla gara canora, notevole è stata la presenza di diversi artisti molto giovani, una precisa scelta del presentatore Amadeus, diventato ormai il protagonista incontrastato della televisione italiana. Tra i più giovani a esibirsi sono stati Sangiovanni, appena maggiorenne, Yuman, e i vincitori di questa edizione, Mahmood e Blanco, che hanno raggiunto il vertice della classifica combinando due stili musicali differenti. Tra le note non si potranno dimenticare le esibizioni di Achille Lauro, che con le sue provocazioni ha scosso la parte più tradizionalista del pubblico, che ha invece trovato in Gianni Morandi, al terzo posto della classifica finale, il suo più degno rappresentante. In conclusione, il protagonismo dei giovani sul palco di Sanremo sembra invitarci a guardare al futuro con più fiducia verso le nuove generazioni. Detto ciò, se le cinque lunghe serate del festival difficilmente possono appassionare noi adolescenti nella loro totalità, la risonanza mediatica che la kermesse ha ogni anno e i temi che vengono affrontati ne fanno ancora un oggetto di confronto e di discussione che coinvolge in modo trasversale persone di età e sensibilità differenti.

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