di Camilla Albore
Migliaia di corpi celati da veli scuri, migliaia di persone senza volto, migliaia di donne che camminano a testa bassa per le strade di un paese che non gli riconosce più nemmeno un’identità.
Ci troviamo in Afghanistan, nell’agosto del 2021.
Da quando i talebani hanno ripreso il potere, le prime vittime del nuovo governo sono proprio le donne.
Come previsto dalla sharia, esse non sono solo obbligate a indossare il burqa ma gli è anche negato uno dei diritti fondamentali per ogni essere umano: il diritto allo studio.
Ciò immobilizza ogni donna in una condizione di ignoranza, di analfabetismo, di sottomissione, ma soprattutto di non consapevolezza della propria dignità.
Proprio per questo è fondamentale investire sulla forza delle donne afghane, rendendole più consapevoli dei loro diritti, ma soprattutto consapevoli del loro diritto ad avere diritti.
Sono donne che hanno subito la tumulazione dei loro sogni e del loro futuro, donne che hanno commesso l’unico crimine di richiedere la legittimazione delle loro libertà.
È proprio questa la battaglia di cui si fa portavoce Emergency, che ha istituito dei centri con l’obiettivo di offrire cure gratuite a tutte le vittime della guerra e in particolare alle donne.
Uno di questi centri è quello di maternità ad Anabah, in cui ogni mese nascono tra i 500 e 700 bambini. Il Centro è infatti l’unica struttura specializzata e completamente gratuita in un’area molto vasta, nella Valle del Panshir, nel nord dell’Afghanistan, abitata da almeno 250.000 persone. Presso il Centro, Emergency offre assistenza ginecologica, ostetrica e neonatale e un servizio di assistenza prenatale che permette di monitorare le gravidanze e curare tempestivamente eventuali patologie.
L’importanza di questo centro non sta solo nell’assistenza sanitaria sicura, ma anche nel fatto che esso è diventato un polo formativo per donne afghane che ricevono in questo modo la giusta formazione, al fine di poter poi lavorare e costruire una loro indipendenza dal mondo maschile.
Offre lavoro a più di 40 donne in una zona in cui il tasso di mortalità materno-infantile è tra i più alti al mondo e dove le donne non possono lavorare.
Lo dimostrano i dati riportati da Emergency: più del 58 % del personale afferma di essere la prima donna della propria famiglia ad aver mai lavorato fuori casa. Il centro di maternità costituisce, dunque, un punto di svolta per l’empowerment femminile nella valle del Panshir.
Proprio in posti come questi si insidia la rivoluzione profonda e silenziosa contro l’oppressione multidirezionale a cui sono sottoposte le donne.
Sembra assurdo da dire, ma è il loro grido silenzioso, la loro quieta battaglia che fa e farà la differenza.
Emergency ha organizzato, nella Biblioteca Nelson Mandela di Roma, una mostra fotografica “Afghanistan. Dentro la guerra” che mira a cogliere il volto più profondo dell’Afghanistan, quello umano, quello che ritrae i lucenti e ombrosi dettagli non solo di un paese ferito e oppresso, ma anche di un paese combattivo. Una mostra, costituita da fotografie inedite, che mette in luce il potere dirompente di un’immagine, capace di travolgere l’animo di emozioni.
Il dolce volto di una mamma che stringe tra le braccia il suo bambino appena nato, il luminoso sorriso di due ragazze sulla sedia a rotelle, lo sguardo sereno di una donna ferita.
Questo è l’Afghanistan.
Questo è il futuro e questo è ciò che ogni donna si merita: la libertà, l’indipendenza, ma soprattutto il diritto di tornare a sognare.