Di Antonio Montesano

Essere tifosi è difficile, essere tifosi della Roma è difficilissimo. Una sciarpetta al collo per tanti non vuol dire niente… per un tifoso giallorosso vuol dire tutto. Tifare Roma comporta tante sofferenze, paure e delusioni, ma tifare Roma e vincere una coppa comporta solo una parola: apoteosi. Proprio questo è successo a Roma tra il 25 e il 26 maggio del 2022. La squadra più seguita della capitale era chiamata a vincere la sua prima coppa europea proprio quel 25 maggio. La finale si è svolta a Tirana, capitale dell’Albania, contro gli olandesi del Feyenoord di Rotterdam. Vi era grande apprensione per la possibilità di scontri tra le tifoserie. Le squadre si erano già affrontate nel 2015 e gli ultras olandesi avevano fatto parlare di sé poiché in trasferta a Roma avevano rovinato la Barcaccia di Piazza di Spagna. Non poteva non esserci voglia di rivalsa da parte dei tifosi giallorossi.

Io, come altri migliaia di tifosi, la mattina del 25 maggio sono partito alla volta di Tirana con grande ansia, ma anche una smisurata fiducia nei confronti dei ragazzi che sarebbero scesi in campo. Arrivato in Albania, ho subito notato grande organizzazione per lo spostamento dei tifosi nelle aree a loro dedicate: con un pullman sono stato portato dall’aeroporto alla zona dedicata ai tifosi venuti dalla Capitale. Arrivato nella fan zone, insieme ad altri amici, siamo andati a mangiare qualcosa per cercare di stemperare la tensione pre-partita con scarsi risultati. Non c’era più niente da fare: la partita più importante della stagione sarebbe iniziata in poche ore e niente avrebbe distolto l’attenzione dal fischio d’inizio. In Albania tutti tifavano per la Roma (o forse più per il fatto che fosse una squadra italiana). Camminando per le strade della capitale albanese ho letto un cartellone che mi ha stupito: “Welcome to Tirana, we wish you the best for your team. Forza Roma”. Era un’occasione troppo grande da sprecare e dovevamo assolutamente portare a casa quella coppa per la quale abbiamo lottato dagli spareggi di fine agosto. È stato un cammino lungo, tortuoso e faticoso quello della Roma in Conference League, ma la squadra ha merita questa vittoria soprattutto per i tifosi che in casa e in trasferta hanno sostenuto la squadra per l’intera stagione. Per come è abituata la piazza giallorossa, a Tirana i tifosi erano veramente pochi (intorno ai 10 mila) perché l’Air Albania Stadium in cui si disputava la partita aveva pochi posti a sedere. Inoltre, non ha minimamente retto il confronto con lo Stadio Olimpico della Capitale in termini di capienza, e per questo motivo i prezzi dei biglietti aereo verso l’Albania, degli hotel e della partita sono schizzati alle stelle. Ma questo poco importa perché quando davanti si ha una finale europea la passione, la grinta, il cuore non guardano il portafoglio. Nell’aria si respiravano sensazioni positive: c’era chi si sbilanciava e diceva di essere sicuro della vittoria (come me), oppure chi rimaneva vago e per le sue, un po’ per indecisione, un po’ per scaramanzia. Nella fan zone della Roma si è iniziato a cantare dalle tre del pomeriggio e non si è più smesso neppure per un attimo. C’era un clima pazzesco: festa, fiducia e speranza rendevano magico quel parco che ospitava tutti i tifosi italiani. Qualche ora prima della partita i cancelli dello stadio sono stati aperti e in molti sono entrati il prima possibile; i controlli erano veramente ferrei: non si poteva introdurre praticamente niente. Venivano gettati caricabatterie, monete, accendini e tanti altri oggetti innocui. Una volta superati i controlli era tutto finito: rimaneva soltanto la montagna più alta da scalare che portava al trionfo. Lo stadio piano piano si è iniziato a riempire e mezz’ora prima del fischio d’inizio era già pieno e pronto per accogliere un match così importante e pieno di emozioni. I tifosi giallorossi non hanno smesso un secondo di cantare e di incitare la squadra: il rumore era assordante nonostante il limitato numero di persone. Appena iniziata la partita, gli olandesi hanno iniziato a pressare e cercavano di mantenere il possesso palla il più possibile; intanto la Roma cercava di capire come affondare il colpo in contropiede e studiava l’avversario. Ma si sa che storicamente Roma oltre i confini della Penisola abbia sempre avuto una granda tradizione di vittorie, e questa volta non poteva essere da meno. Nel primo secolo avanti Cristo a conquistare l’Europa nel nome di Roma c’era Giulio Cesare, ventidue secoli dopo il conquistatore si chiama Nicolò Zaniolo. Appena ventiduenne, alla sua prima finale segna il suo sesto gol in Conference League. Appena il pallone da lui calciato entra in rete si sente un boato gigantesco che inghiottisce lo stadio e nel frattempo a Roma esplode la gioia. È 1-0 per la Roma. La partita andava gestita, ed è, guarda caso, una delle cose che il mister Josè Mourinho sa fare meglio. Con calma, tecnica ed astuzia, la Roma concede veramente poche occasioni al Feyenoord che circa un’ora e mezza dopo il gol dell’1-0 si è visto definitivamente sconfitto. Intorno alle 23:10 arriva il triplice fischio del direttore di gara tanto atteso. Ed ecco che si scatena quello che succede se si vince qualcosa in giallorosso: l’apoteosi. Il settore dei tifosi della Roma è una festa e da vedere è sicuramente la seconda cosa più bella che un romano possa vedere. Perché al primo posto è senza dubbio il capitano romano e romanista Lorenzo Pellegrini che alza nel cielo di Tirana la prima coppa europea della storia dell’A.S. Roma. Sugli spalti c’è gente che esulta, che canta, che balla e che piange di gioia. Dopo la premiazione anche i giocatori iniziano i festeggiamenti con i tifosi cantando le più celebri canzoni romani e i cori da stadio degli ultras giallorossi. Nel frattempo a Roma tutti erano nelle piazze e nelle strade a festeggiare come non si vedeva da tanto tempo. Ma la vera festa è andata in scena il giorno dopo, quando i giocatori, lo staff e la dirigenza su tre pullman scoperti hanno fatto il giro del centro della Capitale per salutare e festeggiare con tutti i tifosi con i quali si erano dati appuntamento nel pomeriggio. Vi era un bagno di gente di tutte le età, etnia e sesso ed era veramente bello. In quei momenti si capisce che il calcio non è solo uno sport e che veramente unisce persone che apparentemente non sono accomunate da niente. I tifosi giallorossi erano al settimo cielo in quei due giorni che credo rimarranno indelebili nella memoria di ognuno di noi. Anche questa volta Roma è giallorossa.

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