di Giulia Rosa Giannotti, IV F

Qualche mese fa, prima ancora che le nostre vite venissero sommerse di notizie inerenti alla guerra in Ucraina, abbiamo discusso di questo argomento in classe con un docente supplente. Il professore ha sollevato due temi importanti: il primo è quello dell’essere coinvolti e dell’essere interessati; il secondo è quello delle guerre giuste e di quelle sbagliate. A parer mio, la guerra non è mai la via più giusta da prendere, ma spesso è quella più facile. Purtroppo non riusciamo ad imparare dagli errori del passato: la guerra sembra l’unico modo per risolvere i problemi e forse in fondo lo è. Ho deciso di riflettere ancora su questo tema perché penso che, in quanto cittadina italiana ed europea, se anche non fossi interessata alla guerra, sarei pur sempre coinvolta: per questo è necessario conoscerne le cause. Detto questo iniziamo.

Perché la Russia ha iniziato la guerra in Ucraina?

Questa è la domanda che chi non segue costantemente la politica internazionale si sta continuamente ponendo. Per capire le ragioni, però, è necessario fare un passo indietro.

L’Ucraina nacque come stato indipendente nel 1991, a seguito della caduta dell’Unione Sovietica. Ci furono molte rivolte civili da parte dei sostenitori dell’UE, causate dalla presa di potere di Yanukovych, molti palazzi vennero dati alle fiamme e ci furono molti morti. Queste rivolte presero il nome di Euromaidan e si conclusero con la fuga di Yanukovych. 

Non passò neanche un mese che l’Ucraina perse un pezzo del proprio territorio: nel 2014 infatti, la Russia sancì ufficialmente la separazione della Repubblica di Crimea dall’Ucraina, seguita dalla sua annessione alla Federazione Russa. Di fatto il processo di annessione della Crimea alla Russia era iniziato quando migliaia di militari russi, privi di mostrine, ne avevano preso il controllo. Le proteste in Crimea non furono le uniche: anche la regione del Donbass, situata nell’Est dell’Ucraina, seguì l’esempio della Crimea, portando alla autoproclamazione di indipendenza di due province, Donetsk e Luhansk. Nel 2015, con l’accordo di Minsk, si giunse ad un periodo di tregua, che però fu interrotto da alcune azioni irrispettose da entrambe le parti; la conseguenza è il proseguimento della guerra fino ad oggi. 

Questa guerra non è caratterizzata solamente dall’uso di armi, carri armati e bombe ma è anche caratterizzata da cyber-sabotaggi e attacchi di virus a computer ucraini. Ormai la nostra vita è quasi interamente condizionata da Internet e dai social network, tramite i quali si diffondono enormi quantità di notizie. Ogni giorno diventa sempre più difficile distinguere notizie vere da fake news, eppure l’opinione pubblica sulla guerra è basata quasi esclusivamente su ciò che viene detto in rete.

Per documentarmi sulla guerra ho consultato diversi siti e devo ammettere che è stato difficile non cadere in notizie false; è stato complicato anche riuscire a capire al meglio i motivi per i quali la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina. Ho compreso che ci sono due ordini di spiegazioni, una storica e una strategica. Ma bisogna stare attenti a saper distinguere le cause dalle giustificazioni. La motivazione storica addotta da Putin nel suo discorso di giustificazione del suo intervento affonda le sue radici nel periodo dell’URSS e nello stato dell’Ucraina, i cui confini, secondo Putin, sarebbero stati tracciati senza tenere conto della grande maggioranza russofona in Crimea e nel Donbass. Proprio a questo proposito possiamo discutere della seconda motivazione, cioè quella strategica. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e in seguito alla crisi economica del 1991, Mosca ha visto una progressiva adesione alla Nato di gran parte dei Paesi del Patto di Varsavia. Oggi nell’area europea l’unico alleato russo è la Bielorussia. Il fatto che l’Ucraina possa entrare nella Nato spaventa Putin. Non occorre la scienza per leggere attraverso le righe: ciò che serve a Vladimir Putin e alle sue armate è il tempo. Tempo per ridisegnare i confini delle aree conquistate e le zone reclamabili a un tavolo di trattative. Pare ancora incerta, ma non del tutto abbandonata, l’ipotesi originaria di entrare a Kiev rovesciando il governo, arrestando o eliminando Zelensky e insediando un presidente-avatar fedele ai dettami di Mosca.

Quali conseguenze sta avendo o potrà avere la prosecuzione del conflitto su noi cittadini europei?

“Sono contro tutte le guerre, ma…” è la frase che viene utilizzata per collegarsi al “benaltrismo”, cioè l’atteggiamento di chi evita un problema pensando che ce ne sia uno più grave da risolvere, e suona un po’ come “non sono razzista, ma…” o “non sono omofobo, ma…” È stata persino riutilizzata la frase “in guerra non esistono né buoni né cattivi”, invece è così e chi non se ne accorge probabilmente non si dimostra ben informato o semplicemente tiene conto di tutto ciò che viene detto sui social, senza distinguere le notizie vere da quelle false. Ormai il conflitto si è esteso sul suolo europeo, il benaltrismo e l’indifferenza non sono giustificati, siamo tutti coinvolti.

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