di Marika Ruffini, II D
In un mondo in cui dilaga sempre più la paura irrazionale per il diverso – che poi in realtà tanto differente non è – le giornate di sensibilizzazione si rivelano fondamentali al loro scopo. si tratta infatti di date, stabilite dai “piani alti”, dove si è chiamati a riflettere su un tema in particolare, che è in questo caso l’omobitransfobia. È bene ricordare che su certi argomenti bisognerebbe soffermarsi spesso e non solo durante la ricorrenza di un giorno specifico, ma lì dove ciò non accadesse vengono in soccorso questi eventi che “svegliano” certe menti e le richiamano all’attenzione. Tematiche scottanti ancora -e aggiungerei purtroppo, perché non dovrebbero essere definite così!–, come l’omofobia, rischiano di essere messe da parte ed etichettate come “tabù” e occorre assolutamente evitare che succeda. È in questo che risiede la vera ricchezza dell’istituzione di una giornata che, superficialmente, potrebbe apparire semplicemente come un gesto simbolico. Ma non è così e, anzi, spetta a ognuno di noi non renderlo tale impegnandoci a valorizzare al meglio quest’occasione per dare spazio e alzare la voce.
Quindi ogni anno il 17 maggio viene celebrata la Giornata internazionale contro l’omobitransfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia, Transphobia), che nasce con l’obiettivo di far crescere la consapevolezza sulle violenze e sulle discriminazioni subite dalle comunità LGBT nel mondo.
Ideata da Louis-Georges Tin, attivista per i diritti della comunità, ha avuto luogo per la prima volta il 17 maggio 2004, a 14 anni dalla decisione (17 maggio 1990) da parte dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie (ICD) pubblicata dall’organismo stesso, che la definì come una «variante del comportamento umano», portando di conseguenza al riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali.
Dopodiché nel 2007, in seguito ad alcune dichiarazioni di autorità polacche contro la comunità LGBT, l’Unione europea ha istituito ufficialmente la giornata contro l’omofobia sul suo territorio. Nel 2009 poi la campagna IDAHO si è incentrata sulla transfobia mentre nel 2015 è stata aggiunta anche la bifobia negli obiettivi della battaglia, modificando pertanto il nome ufficiale in IDAHOBIT.
Celebrata in oltre 130 Paesi, sono molte le iniziative che coinvolgono tutta l’Italia. Lo stivale si unisce da nord a sud per la lotta al contrasto di atteggiamenti violenti: a Milano per esempio martedì 17 maggio si terrà una serata evento al Palazzo del Cinema Anteo dove è in programma la proiezione gratuita di Great Freedom, dell’austriaco Sebastian Meise. Gli appuntamenti continuano anche a Roma, dove l’Università Sapienza in aula Odeion (edificio di Lettere in Piazzale Aldo Moro) ospiterà un momento di discussione e confronto sul tema in un incontro dedicato principalmente all’utilizzo del linguaggio. Sulla stessa linea d’onda si muove Napoli che ha organizzato, nell’Aula Magna “Gaetano Salvatore” della Federico II, una serie di interventi a cura di numerosi esperti con l’obiettivo di garantire una corretta informazione per promuovere la tutela e il riconoscimento dei diritti di tutti i cittadini.
Non può esserci benessere e progresso in una nazione in cui l’individuo non si senta al sicuro nell’esprimere liberamente una parte di sé. E una società in cui la maggior parte delle persone si riconosce nello stato ed è inclusa nella comunità civile e politica è più stabile e meno conflittuale di una in cui cresce la massa degli “esclusi”.