di Lorenzo Bottino, Alessandro Brando e Daniele Giannoni
«Avevano appena udito il discorso di Catilina, uomini gravati da ogni sorta di mali, senza alcun presente, nessuna prospettiva. Catilina prometteva la cancellazione di ogni debito, la proscrizione dei ricchi, magistrature, cariche sacerdotali, saccheggi, e tutto ciò che la guerra e l’avidità dei vincitori portano con sé. Passava poi a ingiuriare tutti gli ottimati; encomiava i suoi ad uno ad uno, citandoli per nome: a uno ricordava la sua povertà, a quello la sua cupidigia, a molti il rischio di finire sotto processo, l’infamia e la condanna; rammentava la vittoria di Silla e il bottino che aveva loro procurato».
Sallustio, De Catilinae coniuratione
Qual è la lezione che possiamo trarre noi oggi dalla lettura di Sallustio e dallo studio delle coeve orazioni di Cicerone? Quale prospettiva ci aprono queste opere per leggere il nostro complesso e drammatico presente?
L’ambizione di Catilina di diventare console di Roma lo portò ad organizzare una congiura ai danni della Res Publica romana, ma per fare ciò aveva bisogno di sostenitori ai piani alti della classe sociale romana e, per questo, cercò di acquisire il sostegno di una determinata classe sociale, destinata ad un progressivo decadimento.
Nel passaggio riportato in epigrafe e tratto dalla Congiura di Catilina di Sallustio, il politico romano promette ai suoi sostenitori, per lo più membri della nobiltà romana in forte crisi economica, la cancellazione di ogni debito, la proscrizione dei ricchi e altre azioni vantaggiose per loro, con il fine di guadagnare o rafforzare il loro sostegno.
Catilina rappresenta la figura dell’uomo accecato dall’ambitio e dall’avarizia, interessato, nei suoi progetti politici, solo e unicamente ai vantaggi personali e all’aumento di potere e ricchezze. Queste caratteristiche erano ormai tipiche dell’uomo politico romano, interessato prettamente ai beni e al prestigio personale, più che allo Stato. Non a caso, infatti, Catilina promette magistrature e cariche sacerdotali ai suoi sostenitori, senza curarsi se effettivamente fossero le persone più adatte a ricoprire quei ruoli, ma usandole solo come merce per accaparrarsi sostegno e voti. Sallustio descrive con perizia questi congiurati pronti a tutto, gente che non ha nulla da perdere, corrotti, ossessionati dal desiderio di riottenere antichi privilegi, senza però far uso dell’antica moralità. Catilina è un abile regista, un uomo forte, carismatico, un ottimo oratore: è figlio del suo tempo: vuole tutto e subito, degno erede di Silla, che evoca strategicamente.
Le opere di Sallustio e le orazioni di Cicerone sono fondamentali per comprendere questi drammatici anni di agonia della Repubblica romana e nel leggerle troviamo molte situazioni identificabili con quelle del nostro presente. Ad esempio nell’attuale dibattito pubblico riguardante la vicenda che più in questo momento ci sta toccando, l’invasione russa dell’Ucraina, ricorrono spesso temi che nelle Filippiche di Cicerone risultano centrali, il tema della pace in primo luogo. In relazione alla guerra, in questo momento si stanno delineando due diversi tipi di pacifismo: un pacifismo che predica il disarmo, predilige la via della diplomazia e preferisce scendere a patti con Putin pur di evitare la morte di persone innocenti, e un pacifismo “armato”, che sostiene la necessità di fare la guerra alla guerra e supporta la resistenza ucraina anche con l’invio di armi. Nella settima filippica vediamo qualcosa di simile: da una parte ci sono i senatori che sostengono l’invio di un’ambasceria a Marco Antonio per portare la pace all’interno della Repubblica, dall’altra c’è Cicerone, che si rifiuta di fare la pace con un uomo come Marco Antonio e dunque predilige la via del combattimento, dunque della guerra nel presente per ristabilire la pace nel futuro.
Un altro tema comune ad entrambe le situazioni è quello della vita e della libertà. Nel dibattito pubblico, una minoranza di opinionisti, rappresentata da personaggi come il professor Orsini, sostengono che gli ucraini si debbano arrendere ai russi, per evitare ulteriori vittime e devastazioni e per far cessare la guerra il prima possibile, perché la vita, anche sotto una dittatura, è più importante della libertà. È una visione che si contrappone fortemente a quella che Cicerone sostiene nelle Filippiche: fare la pace con Marco Antonio significherebbe forse aver salva la vita, ma il prezzo da pagare sarebbe la perdita della libertà, un prezzo inaccettabile in quanto è meglio morire liberi che vivere schiavi.
Oggi siamo spettatori di molti eventi scatenati da uomini come Catilina, che potremmo definire un “populista”: basta distogliere lo sguardo dalla nostra vita quotidiana, basta guardarsi attorno; nella nostra epoca si può essere ciechi e sordi solo per scelta.
Ma per ogni male esiste una cura, o almeno qualcosa per alleviare il dolore. Possiamo essere noi la cura, riconoscendo e combattendo le figure che corrompono la politica per loro sete di potere. E queste figure non vanno trattate con i guanti, ma con forza e giustizia. Un cittadino conta molto, non sottovalutiamo la nostra importanza; farlo è il primo passo per indietreggiare e lasciar spazio a figure come Catilina. Questa è una lezione che possiamo trarre. Bisogna sempre intervenire senza pensare ai propri interessi, ma a quelli collettivi, come Cicerone ha tentato di fare, pur con tutti i limiti di una visione di parte, contro Catilina prima e contro Cesare e Antonio poi.
L’uomo è un animale politico, non ci sforziamo ad essere ciò che non siamo. Specialmente in un mondo connesso e globalizzato come quello odierno è necessario non voltare le spalle alle tematiche che interessano il nostro mondo, poiché anche se il problema non invade la nostra bolla individuale direttamente, lo farà ben presto ed è totalmente innaturale pensare di non partecipare attivamente alla vita sociale. Non schierarsi a sostenere il dolore di un’altra persona la cui unica colpa è stata di nascere e trovarsi lì. Cos’è che lo differenzia così tanto da te? Cosa ti dà il permesso di ignorare il suo dolore e restare neutrale?
Cicerone e Sallustio ci insegnano anche questo: occorre saper interpretare la complessità della società in cui viviamo e prendere posizione. E qual è la migliore espressione politica della società? Sì, diciamolo insieme, la democrazia. Attualizzando la figura di Catilina non c’è tanto da dire, bisogna combatterlo. Niente è più nobile di difendere la libertà, che sia tua o di un altro. Lottare è ciò che ci rende liberi, avere una nostra idea ed esporla sono i presupposti della lotta.