Emma Poccia VF
Il 24 ottobre, giorno dell’assemblea d’istituto, ho rivisto dopo sei mesi la mia ex professoressa di inglese. La professoressa Gaja Cenciarelli. Ero un po’ emozionata lo ammetto, perché ci era mancata molto.
Io e i miei compagni ci eravamo innamorati di lei sin dal primo giorno. In tutta la mia vita non avevo mai incontrato una professoressa come lei: empatica e umana. Ci ha insegnato l’inglese in un modo insolito, facendo poca grammatica, ma tanta letteratura: Shakespeare, Wilde, Atwood, Orwell. Ci ha fatto appassionare: ogni volta che veniva in classe eravamo molto felici di vederla, ma soprattutto durante le sue ore non avevamo ansie e paure.
Quando a fine anno scolastico ci comunicò che molto probabilmente non sarebbe stata la nostra professoressa quest’anno abbiamo provato tristezza e amarezza, abbiamo anche versato qualche lacrima, perché lei era l’unica che ci conosceva fino in fondo, ogni singola cosa. Con le mie compagne abbiamo scritto una petizione da consegnare alla preside per farla restare. Ma è stato inutile. L’ultimo giorno che l’abbiamo vista in classe è stato il giorno più triste per noi, perché non l’avremmo più rivista nella nostra classe e nella nostra scuola.
Quel giorno abbiamo pianto e quando lei ha varcato la porta dell’aula le abbiamo fatto una standing ovation e lei si è commossa.
Dopo mesi, durante l’assemblea studentesca di ottobre, stavo facendo ricreazione con una mia compagna quando l’abbiamo vista dopo tanto tempo e siamo corse a salutarla e per ricordarci questo momento ci siamo fatte un selfie. Dopo la ricreazione, sono andata nell’aula dove si teneva il corso “L’ ultimo banco”, in cui la professoressa Cenciarelli presentava il suo nuovo romanzo Domani interrogo. Il libro, edito da Marsilio, racconta le lezioni d’inglese, le liti fuori e dentro la classe, le debolezze, la solitudine e il desiderio di essere superiori dei ragazzi. Il tutto si svolge in un liceo di Roma, precisamente nella zona di Rebibbia, la stessa di Zerocalcare. Intervistata da noi studenti la professoressa si è descritta come un’insegnante anti convenzionale: infatti secondo lei un professore dovrebbe essere severo e freddo, perché come dice lei nel libro “i ragazzi venderebbero anche la migliore insegnante per salvare se stessi”. Su questo tema si è sviluppato un ampio dibattito, perché invece molti tra noi ritenevano che la qualità più importante per un docente fosse l’empatia, la capacità di capire i propri studenti e di mettersi in gioco nella relazione educativa con tutte le sue fragilità.
Molti di noi avevano portato il libro della professoressa e lei lo ha firmato, ma soprattutto molte di noi hanno avuto il privilegio di poter abbracciare la Cenciarelli, compresa la sottoscritta e devo ammettere che stavo trattenendo a stento le lacrime.
Grazie Cencia per averci fatto innamorare della tua materia con passione e amore.
Avrai sempre un posto nel mio cuore.