di Giulia Sandrini, II E
Negare quanto riportato nella relazione allegata allla circolare del ministro Valditara è impossibile: i ragazzi della nostra generazione sono cresciuti con il telefono in mano e per nessuno è anche solo pensabile rinunciare alle comodità e alle agevolazioni che la tecnologia ci garantisce. Per comunicare, spostarci e informarci, il cellulare è diventato un bene fondamentale e la dipendenza che provoca non colpisce solo i più giovani, ma anche gli adulti. Certamente il benessere che può assicurarci non esclude le conseguenze negative che può causare, soprattutto ai soggetti più vulnerabili. Su internet ogni tipo di informazione è esposta a chiunque e può essere pubblicata da qualsiasi persona. Non è infatti raro imbattersi in notizie false o dannose, che in mano a un individuo fragile possono talvolta rappresentare delle vere armi letali. Casi di depressioni, autolesionismo e suicidi sono sempre esistiti, ma con la comparsa dei social le istigazioni a tali atti sono continue e persistenti e spesso non evidenti all’occhio del diretto interessato. Molti sono gli eventi in cui al ragazzo vengono proposte sfide pericolose che, solitamente, vengono assegnate da persone più grandi in grado di manipolarlo e fargli credere di star commettendo un gesto eroico o coraggioso. Il bullismo viene praticato specialmente dietro uno schermo ed è pertanto molto più complicato individuarne i casi. L’anoressia e la bulimia sono incoraggiate da standard irraggiungibili alimentati da fotografie profondamente ritoccate. I siti pro ana e pro mia sono talmente numerosi che è impossibile riuscire a censurarli tutti: si tratta di siti ricchi di consigli dannosi, che ti inducono a smettere di mangiare e forniscono guide dettagliate sui metodi compensatori, come il vomito autoindotto e l’abuso di lassativi. La varia disponibilità di videogiochi causano in molti adolescenti un’estraneazione dal mondo reale e una difficoltà nella distinzione tra ciò che è vero e ciò che è falso. L’hikikomori è un fenomeno di cui si è parlato per la prima volta in Giappone: casi estremi in cui i ragazzi si rifiutano di uscire di casa, trascurano i loro bisogni primari come mangiare, dormire o lavarsi, pur di non interrompere il gioco. La possibilità di conoscere nuove persone online permette alle persone più disturbate di nascondersi dietro a una falsa identità per adescare i più giovani. Ciò che viene pubblicato su internet non viene mai del tutto cancellato, e questo ha comportato la nascita di nuovi reati come il revenge porn, di cui cadono vittime specialmente le ragazze. La maggior parte degli abusi in rete non viene denunciata poiché non riconosciuta o individuata dalle famiglie; quello che avviene sugli schermi dei nostri cellulari non è evidente al mondo esterno e viene reso noto, spesso, quando i danni causati alla vittima sono troppo gravi o irreversibili. La circolare costituita per ridurre parzialmente questi fenomeni, per quanto giusta possa essere, è impossibile che riesca a raggiungere questo suo scopo. Mi trovo personalmente d’accordo rispetto a questa, in quanto necessaria per stimolare la concentrazione dello studente e dunque migliorarne l’apprendimento, ma non può essere vista come una strategia per allontanarlo dalla tecnologia e dai danni che comporta. Come citato nella relazione, «lo smartphone non è più uno strumento, ma è diventato un’appendice del corpo, da cui dipendono la loro autostima e la loro identità». In conclusione trovo giusto vietare o limitare il consumo del cellulare nelle scuole a scopo didattico, per garantire uno studio e una preparazione migliore, ma mi trovo in disaccordo sulla possibilità che questa piccola limitazione possa ridurre la dipendenza che abbiamo nei confronti della tecnologia e cancellare i fenomeni sopra citati, ormai troppo diffusi e radicati nella società.
Brava!! Brava!!