Maria Mandolesi 2B
Avete mai osservato le maestose coreografie messe in atto dagli stormi di storni nel cielo? Si tratta di uno spettacolo gratuito che riempie i cieli di città come Roma tutti i giorni al tramonto. Tuttavia, non si tratta solo di un mero evento naturale, ma di un fenomeno quantificabile che è stato la fonte di ispirazione per gli studi del fisico teorico Giorgio Parisi, premio Nobel 2021 per la fisica. Grazie al libro “In un volo di storni”, Parisi espone la sua esperienza per far accedere nei meandri dei suoi pensieri noi, semplici lettori curiosi.
Definirei questo libro un ibrido poiché tratta di disparati argomenti (fisica, matematica, idee, intuizioni…) riconducibili ad un fine: dimostrare come l’ἀμηχανία umana (in greco è l’impossibilità, la mancanza di mezzi) possa essere superata attraverso uno sforzo continuo nella ricerca e nella divulgazione scientifica.
Tutto inizia dal suo esperimento sulla decodificazione del volo degli storni attraverso cui si cerca di comprendere il comportamento di un sistema complesso, definibile come l’insieme di più enti singoli che operano in consonanza. L’autore analizza sapientemente le difficoltà, gli strumenti tecnologici, i numerosi esperimenti, il significato fisico di concetti come i vetri spin … Qual è l’intento di tutto questo?
Il mondo reale non è altro che disordine e di conseguenza è doveroso creare un modello, un sistema che possa dipingere la realtà nella maniera più semplice possibile. Le equazioni d’onda, ad esempio, possono rappresentare sia l’oscillazione delle spighe che quelle del mare poiché entrambi gli eventi vengono concepiti come “incarnazioni fisiche della stessa rappresentazione matematica”.
Un’altra delle sezioni più suggestive riguarda il concetto della “nascita delle idee”, il risultato di un lungo periodo di incubazione durante cui il nostro cervello processa le informazioni senza che noi ce ne accorgiamo. Non è infatti un caso che in molteplici lingue del mondo esista il detto “La notte porta consiglio”. Questa è una peculiare capacità che caratterizza il nostro essere uomini e ci differenzia da un computer, una macchina che esegue come un suddito cioè che le si dice di fare. Noi siamo infatti dotati della ragione che ci permette di discernere e comprendere attraverso un continuo percorso di miglioramento. Parisi lo dimostra in due semplici frasi che sintetizzano l’essenza della scienza (o delle arti in generale): “In fisica ed in matematica è impressionante la sproporzione tra lo sforzo per capire una cosa nuova e la semplicità e la naturalezza del risultato una volta che i vari passaggi sono stati compiuti. Nel prodotto finito non c’è traccia della fatica del processo creativo e dei dubbi e delle esitazioni che lo accompagnano”. Come per Giambattista Vico gli uomini sono passati attraverso diverse fasi della storia in cui “sentivano senza avvertire” (età degli dei), “avvertivano con animo perturbato” (età degli eroi) ed infine “comprendevano con mente pura” (età degli uomini), così anche noi oggi attraversiamo periodi di osservazione, ragionamento, incubazione per comprendere (plausibilmente e non assolutamente) cosa ci circonda. Tuttavia, il processo avviene gradualmente durante il corso di secoli in cui ogni scienziato pone, quasi come in un puzzle, una tessera che, sebbene non riveli ancora il risultato finale, permette di tendere alla verità. La fisica non è nulla se non è coadiuvata dall’attività del pensiero umano che inizia da un’intuizione.