di Emma Poccia, I F
Giovedì 10 agosto, ore 23:45.
Ho aperto Instagram come faccio di solito prima di andare a letto, scorrendo, ho notato vari post di molte testate giornalistiche che scrivevano: È MORTA LA SCRITTRICE MICHELA MURGIA, AVEVA 51 ANNI.
Ero sul letto con mia nonna accanto che dormiva e quando ho letto questa notizia ho cambiato canale passando da “I ponti di Madison County” a SKYTG24 per capire cosa dicevano riguardo la sua morte. Subito dopo ho mandato una foto a mia madre per darle questa dolorosa notizia e poi una mia foto con gli occhi lucidi. Avete mai provato la sensazione di affezionarvi ad una persona senza averla mai conosciuta? Beh , io sì. Io ero molto affezionata a Michela Murgia. La “ conobbi” durante la pandemia quando mia madre, sua grandissima fan e le sarò per sempre grata per avermi fatto conoscere questa donna immensa, iniziò ad ascoltare questo nuovo podcast che la faceva impazzire. Il podcast si chiama “Morgana” (e consiglio a tuttə di ascoltarlo), che la scrittrice definisce come “la casa delle donne fuori dagli schemi” (che poi negli anni si è cambiato nella “ casa delle donne controcorrente”): quelle che nella percezione comune sono definite strane, pericolose, esagerate, stronze, a modo loro diverse e difficili da collocare. Forse sono donne che non sposereste o non vorreste come amiche, ma mettetevi l’anima in pace: non sono mai stati questi i loro obiettivi, vogliono compiacersi non compiacervi. Le donne rappresentate dalla Murgia e nella terza stagione dalla scrittrice Chiara Tagliaferri, da Margaret Atwood, scrittrice del famoso romanzo distopico “ Il racconto dell’ancella”, a Janet Lee Bouvier , madre di Jacqueline Kennedy, sono un po’ fate ma soprattutto molto streghe. Ma Michela Murgia non è stata solo una podcaster : è stata anche una scrittrice, una femminista, un’ insegnante di religione, una blogger, un portiere notturno, una venditrice di multiproprietà, una operatrice fiscale e dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica. Insomma prima di diventare una scrittrice affermata in tutto il paese ha fatto molti lavori e come lei stessa affermava “non ha mai pensato di fare un lavoro schifoso”. Il suo primo libro “Il mondo deve sapere“, concepito e scritto come un blog, narra, in modo tragicomico del mondo degli operatori del telemarketing all’ interno di un call center di una multinazionale; dal libro è stata tratta una opera teatrale omonima e ha ispirato la sceneggiatura della commedia grottesca “Tutta la vita davanti “ di Paolo Virzì. Forse il suo romanzo più celebre è “ Accabadora” , premio Campiello nel 2010, ambientato negli anni cinquanta del secolo scorso in un piccolo paese della Sardegna, paese natale della Murgia, che tocca temi come l’ eutanasia e l’ adozione, temi ancora tabù ne nostro paese anche ad oggi.
Negli anni ha pubblicato anche vari saggi come “ Ave Mary”, che esamina l’impatto del cristianesimo sulla percezione della donna nella società e nella rappresentazione della figura femminile nella religione cristiana, “Stai zitta , e altre nove frasi che non vogliamo sentire più“ che, come racconta Michela Marzano, coglie perfettamente uno dei più grandi problemi di fronte al quale ci troviamo ancora oggi: una donna che provoca, disturba, mette a disagio, ma soprattutto infastidisce; e “God Save the Queer”. Catechismo femminista, in cui la Murgia pone una domanda ai suoi lettori: Si può essere persone femministe e cattoliche nello stesso tempo?. Il suo ultimo romanzo, uscito quest’anno, si intitola “Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi” che raccoglie e intreccia dodici storie di diverse personaggi; il motivo principale dei racconti è il cambiamento radicale che i protagonisti stanno affrontando in un determinato momento della vita. Il libro è stato pubblicato l’ 8 maggio 2023 , due giorni prima aveva dichiarato ad Aldo Cazzullo in una lunga intervista al “ Corriere della sera” di avere un tumore al quarto stadio e che spera che morirà quando Meloni non sarà più premier. Dopo poche ore, arriva il post del Premier Meloni in cui le manda un abbraccio e che tifa per lei anche se non ha mai condiviso le sue idee. Un post che emanava un’energia passivo-aggressiva , come scrive un utente. Forse adesso dovrei fare un bel salto in avanti e arrivare al giorno dopo la sua morte. L’11 agosto andai in tutte le edicole nel paesino dove trascorro le mie vacanze estive, cercai giornali che parlassero della sua morte, ovviamente ne comprai molti notando come cambiasse il modo di raccontare ed esprimere un’opinione riguardo alla sua morte: sul Corriere lessi l’intervista di Elvira Serra alla madre di Michela Murgia Costanza Marongiu che per lei non era morta ma che era ancora qui nel nostro mondo. Invece su “Libero”, un giornale non particolarmente apprezzato dalla Murgia, criticano il fatto che Michela Murgia abbia scelto di celebrare il suo funerale nella Chiesa Degli Artisti di Roma, soprattutto perché a giugno aveva celebrato le sue nozze queer insieme ai suoi amici e i suoi figli “d’anima”. Il funerale, tenutosi il 12 agosto nel primo pomeriggio come descritto da alcuni suoi amici, come Roberto Saviano, Chiara Valerio, Chiara Tagliaferri e Teresa Ciabatti, fu un funerale pubblico. Non volle fiori ma composizioni con carciofi, mirto, peperoncini perché non amava i fiori Michela. Forse la parte più emozionante del funerale è il discorso fatto da Chiara Valerio, matematica e scrittrice, che ricorda l’amica scomparsa: – Una delle cose più difficili da bambini
è coniugare i verbi, dividere il passato dal presente e dal futuro. Così è difficile parlare adesso di Michela Murgia al passato e così ne parlerò al futuro.
Michela Murgia canterà i BTS per la strada con le cuffie … come un film anni 90 dove cambia lo sfondo in cui il protagonista fa sempre la stessa cosa o come il pezzo di Forrest Gump in cui corre e cambia lo sfondo. Michela Murgia dirà che lei è Tom Hanks. Michela Murgia anche oggi mangerà al Cambio. Prenderà le uova strapazzate, e dirà che sono o non sono della giusta consistenza con l’alterigia della nobildonna inglese, che Michela Murgia non sarà mai.
Michela Murgia telefonerà ancora raccontando un fatto e chiedendo che ne facciamo di questo? e io risponderò: “Quello che noi facciamo sempre di tutto, Michè! Niente!” e scoppieremo a ridere! Michela Murgia farà un video, e lo monterà da sola perché essendo cresciuta in una delle tante province italiane, porterà sempre il profilo del nerd. Inoltre credendo solo al futuro ha sempre vissuto se stessa come un’adolescente appassionata di giochi, dispositivi, novità tecnologiche e musica pop.
Una volta tanto le darò ragione. In effetti il futuro è l’unico tempo che esiste perché i desideri
sono al futuro e lei mi dirà che sono una svenevole sciacquetta sentimentale aggiungendo: che
ti abbiamo fatto studiare a fare?
Michela Murgia dirà che questo posto è troppo piccolo: ci hanno sottovalutato e svalutato ancora una volta, sussurrerà torva. Parlando di se stessa, al noi e del noi, a noi tutti come a se stessa, come se la società sia un problema suo. Spoiler: avrà ragione. Anche domani la società sarà un problema di ciascuno di noi, in questo consiste il gesto politico di Michela Murgia. Michela Murgia sarà una performer anche domani, e il mese prossimo. Dopo Vanity Fair mi aspetto altre sorprese, altre maschere, altre metamorfosi.
Le dirò che è riuscita a far diventare la parola “queer” appassionante come la parola “resilienza”. Michela Murgia guarderà in alto, si coprirà gli occhi sconsolati, sbufferà, intonerà un altro pezzo dei BTS.
Michela Murgia non sgrasserà ancora una volta il brodo di carne così che il giorno dopo nessuno lo avrà digerito e vale anche come le vongole con la bottarga.
BTS per fare ridere e sorridere e convincere che senza i Bts non c’è cucina e nemmeno politica. Michela Murgia tirerà fuori sette tipi di pesce diversi, e dirà che pronuncio male il sardo …
La cucina è politica, le donne è politica, sanpietrini è politica, ridere è politica, vestirsi è politica, scrivere è politica, ascoltare è politica, dissentire è politica. Dirà che è politico usare la propria libertà per liberare gli altri io le dirò che è una frase di Tony Morrison . Lei mi risponderà che è anche di Tony Morrison.
In italiano abbiamo solo la parola tempo, mentre gli inglesi hanno oltre a “time”, “tense” e “wheather” e siccome Michela Murgia se ne andrà prima del tempo, perché non c’è tempo … e perché come sappiamo tutti, essendo stati bambini, è difficile coniugare i verbi, allora usiamo il tempo atmosferico. Così domani pioverà Michela Murgia, o splenderà Michela Murgia o nebbiosa, ventosa, spesso afosa, ogni tanto fresca e ventilata. c’è tanto weather per Michela Murgia e per tutti noi … Vabbè Miché, tutti e tutte e tuttu. Facciamo che una volta l’ho detto. – Michela Murgia ha lasciato a tutte le donne tanti tipi di eredità, da quella letteraria fino a quella politica. Io personalmente penso che Michela Murgia era necessaria e indispensabile in questo paese e penso che sarà difficile colmare il vuoto che ci ha lasciato. Lei mi ha fatto capire che il mondo non è brutto, dipende da che mondo ti fai. Io Michela Murgia la voglio ricordare in due modi. Il primo è questo: “Posso lasciarvi un’eredità? Disobbedite! Disobbedite, rompete la regola! Non fatevi mai dire che non sta bene quello che vi fa stare bene, quello che vi fa stare bene sta bene sempre, se non sta bene a loro, è un problema loro. Pagate il prezzo di essere impopolari, di sentirvi dare delle stronze, di sentirvi dare delle streghe perché quello che si guadagna è infinitamente di maggior valore. Dovete piacervi non compiacere”. Il secondo modo in cui la vorrei ricordare è la prima frase del suo romanzo “Chirù”: “Chirù venne a me come vengono i legni alla spiaggia”.
Ciao, Michela.