Un Babbo Natale di pezza in un cassonetto.

di Chiara Colace, I H

Caro Babbo Capitale,

siamo prossimi all’ennesimo Natale, immersi nella frenesia di una festa che dovrebbe celebrare valori di amore, altruismo e umiltà. Tuttavia, quello che vediamo intorno a noi è solo un riflesso distorto di ciò che dovrebbe essere. Questo periodo, che dovrebbe portare gioia e condivisione, sembra essersi trasformato in un trionfo di disuguaglianza, alimentato dal dio moderno che tutti adoriamo: il Capitalismo. 

Iniziamo con la riflessione sul significato del 25 dicembre. Molti lo considerano solo una scusa per ingozzarsi di cibo e scartare regali costosi. Ma no, il Natale è innanzitutto una festa religiosa, un momento in cui i fedeli dovrebbero celebrare la nascita di Gesù Cristo. Nonostante tali premesse, quel che vediamo attorno a noi è ben diverso. Il consumismo e l’egoismo hanno preso il sopravvento, mentre la vera essenza della festa viene spesso dimenticata.

Guardiamo più da vicino cosa si nasconde dietro il Natale che festeggiamo: le vetrine dei negozi ci offrono sconti e promozioni, ma dietro a quegli acquisti compulsivi non solo c’è un sistema che sfrutta il lavoro spesso sottopagato di persone che di frequente provengono da Paesi lontani, ma c’è anche lo sfruttamento intensivo delle risorse del nostro pianeta. Quella che per noi è una festa, per altri diventa un giorno di lavoro triplicato senza un adeguato aumento di salario.

E che dire del mito di Babbo Natale, il generoso vecchietto che porta doni ai bambini? Dietro questa favola c’è una realtà amara. Gli “elfi” che producono i regali sono i lavoratori che, con sacrificio e dedizione, permettono a tutti noi di vivere la “magia del Natale”. La letterina che i bambini scrivono non è solo un atto simbolico, ma rappresenta le richieste continue di un sistema produttivo che deve soddisfare desideri sempre crescenti.

Il Natale, un’occasione per esprimere amore e solidarietà, è diventato un palcoscenico in cui i ricchi esibiscono la loro opulenza, mentre i poveri mostrano la loro indigenza. Case con addobbi lussuosi celebrano l’abbondanza, mentre per le strade si trovano persone abbandonate con lo stomaco vuoto e il freddo come unico compagno. E che dire di coloro che, con fatica e sacrificio, si spaccano la schiena per portare nelle nostre case ciò che rappresenta il Natale? Un mese di duro lavoro per permettere, a chi può, di godere di regali costosi e cibi pregiati.

Una festa all’insegna dei valori di amore e altruismo, in onore di Colui che ci ha insegnato ad amare tutti, è stata distorta. Il vero spirito natalizio è stato soffocato dall’egoismo e dalla corsa al possesso di regali costosi. Il Capitalismo, un sistema economico basato sullo sfruttamento intensivo di risorse e lavoratori, si è infiltrato anche in una festa che dovrebbe celebrare principi diametralmente opposti.

In questo periodo, riflettiamo sul significato autentico del Natale e su come possiamo ridare vita ai valori fondamentali di amore, condivisione e solidarietà. Forse è giunto il momento di riconsiderare la direzione che stiamo prendendo e di cercare un autentico spirito natalizio al di là del consumismo sfrenato e dell’egoismo dilagante.

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