Matteo Di Pangrazio, III H

Suddenly a great silence.

After months and months of rumors,

after months of war,

a long silence.

Maybe some minutes, maybe some hours or more.

Then, like a magic, trucks and cars and guns everywhere

and smiling guys all around,

strange and glad.

Their voice had a good sound.

Their shirt the color of the ground.

Giorgia was just nine, but never forgot those soldiers 

and that smile for all days.

White and shining smile on dirty face.

Dirty for the dusty road,

dirty with tears and blood.

She never forgot those soldiers

and their smile.

They were angels coming down from a distant sky.

Many were boys and nothing more.

Nobody met them before.

She never forgot those boys

and their eyes.

They were angels sent by a gracious Lord.

Their smile was the end of the war.

Their smile was the life that returned.

Italy, April 7th 2024

DEDICATED TO ALL U.S. SOLDIERS THAT FOUGHT AND DIED ON THE 

ITALIAN FRONT.

Commento della poesia “That morning in June 1944”

Nel corso del 2021, dal mese di agosto sino a tutto il mese di dicembre, ho 

avuto la fortuna di trascorrere un semestre come studente all’estero negli Stati 

Uniti, per l’esattezza in California, nella Contea di Santa Barbara. E’ stata 

un’esperienza straordinaria anche perché ho avuto modo di cimentarmi sia come 

studente che come atleta pallanotista in un contesto estremamente competitivo, 

ottenendo risultati eccezionali che mai mi sarei aspettato, tenendo anche alto –

cosa non da poco – l’onore del Tricolore italiano.

La famiglia che mi ha ospitato mi ha trattato come un figlio e mantengo a 

tutt’oggi rapporti frequenti con loro, specie con Gabe, mio coetaneo, che l’estate 

scorsa è venuto a trovarmi in Italia. I suoi genitori, nonché mia famiglia 

ospitante, sono stati dei militari professionisti per un certo periodo della loro 

vita ed hanno poi trovato un lavoro più tranquillo, stabile e remunerativo. Però, 

sono ancora legittimamente orgogliosi del servizio prestato nelle Forze Armate 

Statunitensi e così ho pensato di fare loro un regalo, scrivendo una poesia in 

inglese, e che quindi potessero capire, e dedicata a quello che i loro nonni 

avevano fatto per la liberazione dell’Italia nel corso della seconda guerra 

mondiale.

Ho preso spunto da una storia che mi aveva raccontato mia nonna Giorgia, la 

madre di mio padre, che era una bambina di nove anni quando, ai primi di 

giugno del 1944, i soldati angloamericani liberarono il suo paesino che si 

trovava lungo la strada che gli Alleati stavano percorrendo per giungere a 

Roma, dopo aver sfondato le difese tedesche attorno a Cassino. Ho immaginato 

lo stupore e la gioia di mia nonna, di sua madre e del suo fratellino e degli altri 

abitanti del paese nel vedere finalmente il tanto sospirato arrivo dei 

“Liberatori”, che per loro significava la fine della guerra, la fine della fame, la 

fine della sofferenza. Mia nonna, in particolare, ricordava gli Americani o, per 

meglio dire, quelli che poi scoprì essere soldati Americani, perché erano tutti 

molto giovani ed estremamente cordiali e amichevoli con la popolazione, a 

differenza degli Inglesi che, nei ricordi di nonna Gorgia, si mostravano invece 

più duri e talvolta quasi ostili.

La poesia è scritta in inglese perché mi è parso doveroso omaggiare e ricordare 

quei ragazzi d’oltreoceano nella loro lingua.

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