di Tosca Coniglio, Sara Ercoli e Maria Luisa Mollo, I G
Il 16 ottobre del 1943 a Roma più di 1200 ebrei, adulti, bambini, anziani, furono strappati dai loro letti e trascinati nel luogo più vicino all’inferno che ci sia: il campo di sterminio. Di questi solo sedici tornarono vivi. Ma erano davvero vivi? Fisicamente, sì, ma dentro erano morti da quel triste sabato mattina di ottobre. Tutto questo, noi della IG, abbiamo potuto vedere in modo più approfondito assistendo allo spettacolo “Razzia” al Teatro Palladium il 14 ottobre.
“Razzia” è un reading teatrale articolato in dieci racconti che ci riportano al rastrellamento del Ghetto di Roma tramite le testimonianze di vittime e carnefici. Gli attori hanno mostrato la loro bravura interpretando i personaggi che a turno hanno raccontato la storia. La varietà dei personaggi serve a descrivere il fatto storico da molteplici punti di vista. La narrazione in prima persona ha instaurato un legame quasi intimo con lo spettatore.
Le testimonianze dei vertici nazifascisti evidenziano l’assurdità dell’ideologia. Non sono giustificabili i gerarchi che si difendono affermando di avere obbedito agli ordini, essendo gli stessi esplicitamente irrazionali e violenti.
Inaccettabili appaiono ai nostri occhi i comportamenti di coloro che non si sono opposti alla violenza: la donna italiana che non ha aperto la porta di casa alla madre che chiedeva aiuto per il proprio figlio o la donna ebrea che, provata dalla fame e dagli stenti, ha tradito i propri conoscenti. Anche i poliziotti italiani ne sono usciti colpevoli, per non aver difeso i diritti delle persone, consegnando ai nazisti le liste con i nomi e gli indirizzi degli ebrei.
In questo contesto drammatico e violento, per fortuna, ci sono state anche testimonianze di eroismo. Lodevole il gesto di un convinto fascista che ha salvato due ragazze ebree, rischiando la propria vita. Toccante è il racconto del ragazzo ebreo catturato dalle S.S. che, ormai sul treno che lo avrebbe portato ad Auschwitz, quando vede la madre cercarlo disperata, le urla di allontanarsi, tornare a casa dagli altri figli. La classe è stata molto colpita e commossa: questo spettacolo è stato capace di sensibilizzare sull’argomento e ricordare che va condannata ogni forma di male e di egoismo.