di Greta Evangelisti, III F

“ognun
voltò la faccia in uno
Spasimo atroce e con gli occhi mi
Maledì. “
S.T. Coleridge, La ballata del vecchio
marinaio, vv. 215-216

Non appena le catene si sciolgono e i marinai
Fuggono via, subito mi accorgo che la libertà
Mi ha benedetto.
Dalla nave, vedo le onde scartavetrare gli scogli:
anime di lucente opacità sgomente nel loro essere sole.
Violento litania il vento e
La Bora boccheggia in cerca di aiuto:
eppure, L’Universo non degna di uno sguardo le sue creature;
si crogiola nell’infinità in cui nasce e muore cento volte, senza sosta.
Dimmi- essere Demoniaco- perché l’infinito fa così?
E il vuoto per cui urlo piange, ravvolto nel suo quieto rumore.
Guardate, uomini! Guardate, se non siete fuori di voi, gli abissi della morte.
Essa ogni cosa fagocita, mai sazia del dolore dei mortali.
Sul fondo di velluto violaceo vagano le selkies svuotate d’amore umano;
smuore il lucente oro -lapislazzulo dei gioielli della regina di Saba,
ormai solo gemme di cenere vorticanti sulla sabbia.
Scorgo tra i mostri di schiuma in lotta tra loro
Marcescenti navi di vichinghi, invisi persino a Grimilde
Splendida Erinni dei fiordi del Nord.
La tempesta travolge il mondo nella sua isteria,
come una paziente che-in preda alla pazziagraffia
e sfigura i volti dei suoi guardiani,
dimentica delle conseguenze delle sue azioni,
dimentica della solitudine che potrebbe sopprimerla ancora di più
nella celletta satura di livore verso il futuro.
Me ne sto qua, in piedi, sul freddo pavimento del vascello,
guardo il grigiore dei cieli che si incupisce e mi chiedo:
quante anime può soffocare una sola chiazza di colore?
È possibile che una vastità non succube ai limiti ancestrali
Sia capace di disgregare l’incanto degli esseri viventi
E di ridurlo ad una vertigine che da tempo è stata privata della sua voce?
Ed io? Continuerò a vagare nel mezzo dell’oceano,
tra terre di riarso gelo, tra soli e lune dal chiarore striminzito
tra spettri in guerra con la Terra e petali di brace ondeggianti nell’etere?
I segni dell’eterna condanna mi rimarranno attaccati addosso per sempre,
sulla pelle tutti vedranno il marchio dei miei peccati!
Ma cosa mi dovrebbe importare?
Fieri dell’oscurità di cui sono finora nutriti,
i miei occhi bevono l’avvenire, sfumature di vaghe speranze…pronte all’imminente
olocausto.